Play it again, Rocco. Eh già, a un soffio dalla quarta di campionato e dalla trasferta di Parma per la sfida con L’Atalanta, un veloce sguardo alle nostre spalle ci racconta un bel po’ di cose. Cose belle, per di più. Vedi Rocco al piano che suona l’inno della Fiorentina. E dai, ve la immaginavate una storia del genere solo pochi mesi fa? No, vero? E non è nemmeno il caso di fare paragoni con passato. Sarebbe ingeneroso e troppo facile. Un assolo alla calcolatrice spiega bene il concetto. Ma lasciamo perdere. La verità è che da troppo tempo soffrivamo di solitudine, cos’altro è il calcio se non una condivisione affettiva? Sì, certo, c’è anche tutto il resto.
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Rock&Gol – Play it again, Rocco
Il nuovo articolo del nostro editorialista, Benedetto Ferrara
Ma intanto certi video ci scaldano il cuore. Commisso ricorda un po’ lo zio che ha fatto fortuna in America e torna al paese per giocare coi nipotini. Entusiasmo e voglia di divertirsi. Sentimento, insomma. Che è sempre utile a stringere quel legame di cui sentivamo la mancanza. E poi? Poi c’è Ribery che rincorre Ronaldo per trenta metri e gli strappa il pallone dai piedi. E chi se lo dimentica. Due over trenta protagonisti della Champions da una vita che si sfidano nel nostro stadio: uno non ne struscia una, l’altro è protagonista generoso e prezioso. Tanto che poi una standing ovation nasce spontanea. Bel calcio e un esempio per tutti. Grandissimo Franck. Lui è tanto passato, un bel presente e un pezzetto di futuro tutto per noi. Castrovilli, invece, la consapevolezza di aver trovato una giovane mezzala che corre tra il presente e il domani con classe e paragoni che fanno quasi paura, visto che il nome dell’unico dieci è stato Montella a farlo dopo la partita. Beh, intanto godiamocelo. E’ nostro. Sì, nostro.
Poi è tornato di moda il tormentone dello stadio. Che a volte, come tutti i tormentoni, rischia di annoiare., visto che tra restyling, burocrazia, mercati da spostare e plastici presentati e ripresentati, in questi anni non ci siamo fatti mancare niente. Le novità però sono un paio, sempre tenendo conto che niente è facile. Intanto c’è un presidente che non ha nessuna voglia di aspettare un temibile chissà quando. In più c’è l’ipotesi Campi Bisenzio, quella buttata sul piatto dal sindaco Emiliano Fossi, con un’ area che permetterebbe, a occhio, una tempistica più consona al celebre fast, fast, fast del numero uno della Fiorentina.
Riflettendo su questa possibilità c’è da dire che nel discuterne sarà bene tenere presente che immaginando lo sviluppo della città non avrebbe molto senso silenziare l’idea obiettando che si tratta di un altro comune. Se la famosa città metropolitana ha un senso, farne una questione di campanili sarebbe davvero riduttivo. Personalmente mi viene da dire che lasciare il Franchi sarebbe un colpo al cuore, ma sognando una Firenze capace di vivere la contemporaneità e tenendo conto di un sistema di mobilità (leggi tramvia) pronto a crescere sia verso nord che verso sud, non potrei mettere limiti a questa possibilità, anche se al momento credo che Mercafir resti la più concreta, anche se ogni tanto, di fronte ai tempi epici e ai plastici irrisolti, mi viene da dire: quando l’avete fatto fatemi un fischio. Detto questo adesso si torna in campo. Il pareggio (stretto) con la Juventus ci ha rimesso addosso un bel po’ di adrenalina. E poi quell’inno suonato a piano ci ha toccato il cuore. Play it again, Rocco. We love it.
https://www.violanews.com/news-viola/nardella-il-nuovo-stadio-a-campi-bisenzio-unipotesi-che-non-esiste/
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