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Rock&Gol – Gli strani giorni dell’attesa

Torna su Violanews l'appuntamento con Rock&Gol la rubrica curata da Benedetto Ferrara

Benedetto Ferrara

Certo che le nostre estati sono sempre speciali. Dalle grandi illusioni alla rabbia che ci morde lo stomaco. E poi le lacrime e ancora sogni. A noi le emozioni non ci mancano e anche quando il cielo è grigio e ci mettiamo lì a cercare un raggio di sole impossibile. Così è stato sulla strada degli  anni vissuti dietro il colore della nostra vita, anche quando i social erano lontani anni luce, anche quando ci spacciavano giocatori improponibili o ci spalmavamo la crema solare per spellarci le mani gridando il nome di Mario Gomez o di chi per lui. Insomma, tanta roba ci ha trascinati fino a qui, davanti a questa nuova estate che nessuno si aspettava. Da una parte una nuova proprietà che ha rivitalizzato un’idea di futuro, dall’altra la necessità di fare scorta di tanta pazienza in attesa della Fiorentina che verrà. E’ una situazione nuova, intrigante e anche buffa, se pensiamo a un allenatore tornato a sorpresa, a un diesse già passato da qui lasciando bei ricordi (come l’allenatore), a mille nomi di mercato frutto di fantasie, evocazioni, calcoli logici che poi forse tanto logici non sono. Da Ibrahimovic (sì, vabbè) a Capuano, da Badelj (altro possibile ritorno) alle introspezioni di De Rossi fino all’idea Tonali, la più intrigante apparsa fino a oggi.  

E’ tutto maledettamente complicato, ma la fiducia giustamente non manca, anche se poi Bennacer sceglie il Milan e scopri che Boateng gioca ancora e forse potrebbe essere sempre utile, anche da queste parti. Certo, qui è tutto da costruire, ma il mitico Rocco esalta la sua nuova avventura nelle interviste e la Fiorentina mette il suo nome nel vortice dei media solo per il caso Veretout (una noia) e il futuro di Chiesa, con tanto di dichiarazioni studiate a tavolino di procuratori, quelli che in pratica spingono la Fiorentina a cedere il suo gioiello perché sarebbe meglio per tutti. Mah.

Opinione molto discutibile, e comunque Rocco insiste sull’aggettivo incedibile. Non c’è motivo di dubitare che così sarà,  a meno che Chiesa non decida di andare allo scontro. E Firenze aspetta, con la squadra che vive il suo ritiro abbastanza surreale (ma ormai è così per quasi tutti) e Montella allena una squadra che ancora non c’è. Questa non è una novità, e alla fine qualcosa di buono verrà fuori, anche se le nuove proprietà hanno sempre a che fare con prezzi raddoppiati, un po’ come i turisti nelle città d’arte, quelli che pagano un caffè il doppio di quanto lo paga un residente. Così non resta che aspettare qualcosa che tenga vivo il sorriso apparso al momento del nuovo inizio. Firenze ne ha vissute troppe per meravigliarsi di qualcosa. E in fondo basta poco per riaccendere la passione dura e pura. Anzi, quella c’è, è lì che aspetta solo un segnale per esplodere. 

Poi capitano anche cose strane. Quel comunicato dei Della Valle su Chiesa, ritenuto fuori dal mercato. E Diego che dice che lui non lo avrebbe mai venduto. E altri ex dirigenti che insistono sul fatto che mai nessuno ha pensato a una sua cessione. Tutto molto strano. Un po’ come quando neghi di aver fatto qualcosa senza che nessuno ti abbia ancora accusato. Forse è pretattica, come dire, se va via noi non c’entriamo niente. Forse le cessioni eccellenti del passato e la fama di cantera bianconera che la Fiorentina si stava costruendo andava rappezzata con il cancelletto per non lasciare solo i ricordi di quegli esaltanti trofei chiamati plusvalenze. Solo orgoglio, quindi. Chissà. 

Certo, ora la nuova proprietà ha davanti una missione difficile ma affascinante: ridare identità, gioco e ambizione a una maglia e a una storia. I tifosi, scarsi vedovalle (neologismo non male) a parte, sono con lei. Mentre in società si respira aria pulita, si tira un sospiro di sollievo e si racconta che molti dirigenti della vecchia gestione nemmeno hanno salutato prima di svuotare i cassetti e partire per il loro altrove. Una storia triste, questa. Una delle tante. 

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