Splendida giornata primaverile al Franchi: è finalmente il giorno di Fiorentina-Milan. L’orario atipico delle 12.30 porta allo stadio giovani tifosi assonnati reduci dalle ore piccole fatte la sera prima e supporter più attempati costretti ad un pranzo frugale. Tra stand e paninoteche dilaga il pessimismo: “Per me si prende una ripassata”; “Io spero in un pareggio”. Arrivati all'entrata dello stadio notiamo il pubblico delle grandi occasioni già anticipato in settimana: un Franchi vestito a festa ci accoglie con tutto il calore delle grandi sfide. “Io aspetto solo l’ingresso di Montolivo, è da una settimana che lo voglio vedere!”. Ed eccolo infatti, il figlio rinnegato di Firenze: un boato di fischi segue i suoi passi verso il riscaldamento; la gente urla e sbraita in un misto di rabbia e dolore. Entra la Fiorentina capeggiata da Viviano e la curva si infiamma sostenendo i suoi idoli. “Si scalda Jovetic? Finalmente si sacrifica!” esclama qualcuno in mezzo agli applausi. Parte l’inno e una magnifica sciarpata accompagna le squadre sul terreno di gioco.
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Vista dalla Fiesole: “Remuntada perché no?”
Contro tutto e tutti arriva un insperato pareggio (COMMENTA)
Tagliavento fischia e il match comincia: l’entusiasmo è alle stelle e il supporto canoro è notevole. Ogni pallone che passa dai piedi di Montolivo è corredato da sonori fischi: “Era da tanto che non succedeva una cosa del genere, forse dai tempi di Berti all’Inter”. Ed è proprio l’ex viola a gelare il Franchi: Pizarro si incarta e il numero 18 rossonero mette dentro. “Ma che diavolo fa Pizarro?”, “Anche a Cagliari fece una cappella del genere!” e “Proprio questo doveva farcelo!” sono i commenti disperati dei tifosi in curva. La Viola adesso è in difficoltà e il Milan sembra davvero in palla: solo una punizione di capitan Pasqual impensierisce Abbiati. Dopo un brivido per un colpo di testa di El Sharaawy e la prematura sostituzione di Savic, un malcontento strisciante si fa largo: “Deve mettere Toni!”; “Entra i’Campper? Roba da urlo!”. A quasi cinque minuti dalla fine avviene il fattaccio: Tagliavento sventola il rosso a Tomovic e lo stadio insorge. “Ma se a me non mi sembrava nemmeno fallo!”, “Si devono vergognare, stanno rovinando il calcio”: parte una vasta gamma di urla e cori rivolti al direttore di gara. Anche Jovetic lascia la battaglia e la sensazione è che la partita sia irrecuperabile: termina il primo tempo e il morale è sotto i tacchi.
L’intervallo è un concentrato di odio verso il “Palazzo” e la terna arbitrale: “A parti invertite non gli dava nemmeno il giallo, gli dava una pacca sulla spalla e via”; “Ho chiamato adesso a casa e mi hanno detto che non era da rosso, vergognosi”. Tra rabbiosi dialoghi telefonici e sigarette, arriviamo al secondo tempo: il trend è lo stesso e il pubblico soffre. Dopo un quarto d’ora ecco il gol di Flamini: le speranze adesso sono nulle; “Bisogna prenderla con filosofia...”. Finalmente Tagliavento prende una decisione che soddisfa il popolo viola: Ljajic cade in area e l’arbitro indica il dischetto. Il serbo insacca e la Viola accorcia le distante. L’esultanze sono contenute, ma il pensiero ad un ipotetica “remuntada” pervade le menti e le voci dei tifosi: “E se succede... Ci mandano tutti alla neuro!”. Nemmeno dieci minuti più tardi avviene l’impensabile: ancora rigore per la Fiorentina. “Stiamo calmi! Ancora non l’hanno fatto!” grida un nostro coetano con le mani tra i capelli. Partono numerosi gesti scaramantici: c’è chi non guarda, c’è chi bacia la sciarpa, c’è chi prega e c’è chi bestemmia. Pizarro va sul dischetto, Abbiati tocca facendoci rabbrividire per un attimo, ma il pallone alla fine tocca la rete. Eccoci travolti da amici e sconosciuti, tra facce da manicomio e schizzi di birra. Dilaga l’entusiasmo e la curva canta come non mai.
Soffriamo per il restante quarto d’ora, ma alla fine il risultato è acquisito: 2-2 e la soddisfazione è simile ad una vittoria. “Contro tutto e tutti: questi ragazzi hanno un cuore grande così”; “Se Pizarro non faceva quell’errore chissà come finiva... Comunque vada sono felice”. Sì, felicità: questo il sentimento dei tifosi viola che lasciano le gradinate. Orgogliosi delle loro sciarpe viola al collo, i supporter gigliati fanno ritorno a casa con ancora in testa il sogno della Champions League.
ARTURO LEONCINI
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