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Vista dalla Fiesole: “Rabbia e lacrime”

Viola umiliati dalla Juve per 0-3: la finale resta un sogno e il pubblico viola si dispera stringendosi attorno alla squadra

Redazione VN

Un sole pallido e freddo abbraccia Firenze, mentre Campo di Marte va riempiendosi già nel tardo pomeriggio: l'odiata Juventus torna al Franchi per il ritorno delle semifinali di Coppa Italia. “Non riesco a stare fermo, c'ho già l'adrenalina in corpo” - “Io a dire il vero la vedo abbastanza bene”: c'è tensione mista a ottimismo nel popolo viola, e fuori dai cancelli dello stadio la gente freme, spinge, canta. Finalmente entriamo, e come un'onda il tifo viola si riversa sulle gradinate alla ricerca dei posti migliori: “Gl'è di molto presto” - “Ni' formaggino c'è solo tre gobbi”. Sin dalle prime battute sfottò e fischi fanno da contorno all'attesa, con la curva che risponde al settore ospiti e viceversa: “Non li voglio sentire questi gobbacci!”. La situazione si anima nel riscaldamento quando lo stadio si riempie e comincia a ribollire di cori e boati: l'atmosfera è carica all'inverosimile e il colpo d'occhio è magnifico.

Sull'inno la Fiesole si dipinge di torce e sciarpe, mentre i brividi salgono sulla schiena: “Gnamo eh!!” - “Forza dai!!”; il match comincia in una bolgia infernale che promette fuoco e fiamme. “Ovvai! Ovvai Salah!”: lo stadio esplode per l'ennesimo numero di magia dell'egiziano, ma Massa annulla subito per un presunto fallo commesso dal numero 74 viola; “Ma che c***o ha fischiato questo!! C'è Vidal ne fa ventisette a partita di falli del genere!!” - “Vai si comincia subito..!”. È poi Alonso a far sussultare la curva in due circostanze: “Noooo!” - “Bada che tiro-cross aveva tirato fuori Marcos!”; nel frattempo il tifo sale e la partita sembra quasi prendere la piega giusta. Poi però è Matri a ghiacciare l'ambiente dopo una serie infinita di rimpalli: “Ovvai, adesso l'è buriana” - “Madonna santissima, bisognava reggere almeno il primo tempo”. Dopo lo svantaggio, parte come di consueto il Mario-Processo: “Le'alo, e pare un paletto” - “Basta con questo bidone” - “Sì infatti senza di lui a quest'ora t'eri di molto in semifinale”; il tifo si divide. Riesplode il Franchi sulla rete di Rodriguez, ma il guardalinee ha la bandierina alzata: “Occhec***o gl'ha avuto da fischiare a questo giro??” - “E due” - “Se ne deve fare quindici per farcene dare uno bono!”. Dopo un tiro da brividi di Morata, la Juve ci castiga nuovamente con Pereyra: adesso lo sconforto è palpabile; il silenzio contagia un po' tutti.

Mentre i cori si fanno meno potenti e la tristezza si fa largo, Massa fischia la fine del primo tempo. L'intervallo è da depressione profonda: nessuno sa cosa dire, tutti o quasi fissano nel vuoto. I nostri rientrano i campo e allora ci rianimiamo con un filo di speranza: “Dai eh!!”. Comincia la ripresa e Gomez spara subito sull'esterno della rete da posizione ravvicinata: “Porca miseria!” - “Madonna questo brindellone” - “Ma che ti cheti?”. Poi ancora Salah dal limite alza troppo sopra la traversa: “Maremma cane, questa l'ha sbagliata bene!”. “Oh mall'è fuorigioco questo eh!”: dopo un'azione in sospetto fuorigioco, gli avversarsi guadagnano un calcio d'angolo dal quale scaturisce la terza rete bianconera; mentre Bonucci esulta in pieno stile Juve, le nostre speranze adesso sono annullate del tutto. Segue un lasso di tempo in cui il silenzio la fa di nuovo da padrone, poi la Fiesole continua comunque a cantare con orgoglio, anche se lucciconi e smorfie di dolore compaiono sui nostri volti. “Ci si fa sempre gabbare sui' più bello” - “L'è la nostra storia”: la partita ormai non ha più senso di esistere; qualcuno lascia anzitempo il proprio posto, altri si siedono tristemente a sguardo basso. I nostri continuano a spingere ma è un attacco sterile, quasi per mostra: “Ormai è inutile”. Finalmente Vidal viene ammonito (“Dopo una dozzina di falli alla fine ci s'è fatta!”), e subito dopo anche Morata si becca un cartellino, ma rosso: quest'ultimo esce dal campo sbeffeggiandoci con applausi e altri gesti, sempre in pieno stile Juve.

Dopo un tiro di Mati deviato da Storari, il match finalmente finisce: la disfatta è compiuta. La curva applaude comunque la squadra, ma i rimpianti sono tanti: “Io non ho capito il senso di Savic in fascia” - “Io non ho capito la partita di Borja, e ciò è ben più grave...”. La curva si svuota velocemente, mentre alcuni si asciugano le lacrime con le proprie sciarpe: “È un grande dolore, il calcio è anche questo”. Sui viali assistiamo a una processione rumorosa ma allo stesso tempo silenziosa: il danno è fatto; digerire uno sgarbo del genere è un qualcosa che necessita giorni, “i gobbi invece non sanno cos'è né perdere né vincere, sono solo dei turisti del tifo calcistico”. Purtroppo, però, la dura verità e che "i veri protagonisti di stasera sono stati soltanto rabbia e lacrime".

ARTURO LEONCINI