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Vista dalla Fiesole: “Mai una gioia”

La spinta del Franchi non basta: vince “Lei”

Redazione VN

In una giornata primaverile priva di nubi, arriva lo scontro tanto atteso: Fiorentina-Juventus, ottavi di finale di Europa League. Ci prepariamo ben tre ore prima del fischio d'inizio: la tensione è tanta, elegarsi la sciarpa al collo diventa un gesto intenso, quasi religioso. Partiamo alla volta del Franchi trovando il consueto marasma nelle vie limitrofe allo stadio: si percepisce nell'aria un'ansia opprimente. "Io sto già male ora, tu m'hai a di' te come fo a vedella tutta" – "Sta' zitto vai, che io mi sogno 'sta partita da tre notti": tra chi sbuffa e chi ansima, tutto il piazzalino di fronte alla Fiesole trema di passione. Passati i tornelli, ci immergiamo nella festa del Franchi tra bandierine a 3 euro e seggiolini occupati ovunque: siamo costretti a prendere posto in una zona a noi inusuale, ma almeno il campo riusciamo a vederlo lo stesso.

Agnelli si fa il suo solito giro sotto la Fiesole e la gente si imbufalisce: "Sbruffone!" - "Mafioso!" - "Monociglio!"; la tensione sale. La sorpresa è vedere Rossi in campo: il pubblico lo accoglie gridando tre volte il suo nome, tanto per ricordare come è andata a finire in quel pazzo 20 ottobre 2013. Applausi pure per Webb: "A 'sto giro c'è un arbitro serio". Mancano pochi minuti alle 7 e lo stadio si tinge di viola: tantissime bandierine accompagnano l'ingresso in campo delle due squadre, mentre la Maratona forma la scritta "ACF Fiorentina". Tutti gli ingredienti sono pronti e si parte: "Maremma cane un ce la fo mica ad arrivare alla fine..!"; in curva si ansima e si trema già nei primi secondi di gioco. Palla a Gomez, si porta il pallone sul sinistro, incrocia: palla fuori. Il piglio è quello giusto e la Fiesole spinge la squadra con un gran supporto canoro. "Dai Marione..!", palla ancora a Gomez che va al tiro mettendo a lato: "Dai c***o, gnamo che si sta giocando bene!!". Il match è equilibrato e i nostri tengono bene il campo, ma ogni singolo pallone è seguito con ansia dal popolo viola. Dopo un tiro alto di Pogba, Pizarro spara un missile dai 25 metri che per poco non ci fa urlare di gioia: "Madonna ma perché non entra..??". "Vai c***o, vai..!": porta spalancata per Ilicic al limite dell'area; destro inguardabile che si perde sul fondo. "Ilicic ma che c***o!!" - " Ma come si fanno a sbagliare queste??"; rimaniamo una decina di secondi con le mani sul volto, mentre intorno a noi la gente si dispera. Tevez spara addosso a Neto e si conclude il primo tempo.

"No ragazzi, altri 45 minuti così non si sostengono" - "Io mi sa che se si rimane 0-0 fino alla fine non ce la fo mica a rimare qui": tremiamo tutti, la paura di vincere ci assale in varie forme; c'è chi sta con lo sguardo perso nel vuoto, c'è chi si muove nervosamente urtando il proprio vicino di posto. Passato forse il più lungo quarto d'ora della nostra vita, le squadre riscendono in campo: "Vai, si riparte con l'agonia". Pronti via e Pizzaro dopo pochi minuti rimane a terra: al suo posto entra Ambrosini; "Ovvai, e adesso chi la tiene la palla?". Dopo circa cinque minuti, l'occasione che può cambiare le sorti della partita: punizione al limite dell'area per noi, sul pallone ci sono Borja e ilicic; volti tirati guardano verso la porta difesa da Buffon; ancora non si batte, la barriera è troppo vicina. "Se c'è qualcuno lassù..mettila dentro questa" dice sottovoce un ragazzo accanto a noi. Parte Borja, la palla supera la barriera, per un attimo ci illudiamo che il tiro sia potente, ma in realtà è facile preda di Buffon che blocca e spezza l'incanto. "No, via, non si può buttare via un'occasione così!": la rabbia sale per non aver sfruttato le occasioni capitateci a tiro. Conclusione potente di Cuadrado, Buffon respinge: "Maremma impestata e lurida, che vole entrare sì o no??"; la curva è consapevole che adesso ogni pallone vale un pezzo di qualificazione. La rovesciata di Pogba per un attimo ci fa tremare, come anche la conclusione di Tevez parata da Neto in due tempi. Adesso soffriamo, con la Juve che imposta e mette a repentaglio la nostra difesa: palla a Llorente, Gonzalo lo stende al limite dell'area; rosso a Rodriguez e punizione dal limite. "Vai, qui s'è persa" – "Non ci voglio credere guarda" – "È un peccato".

Gol. La "maledetta" di Pirlo entra sotto il sette lasciandoci impietriti. Il boato del "formaggino" è insopportabile, l'ansia quasi si scioglie e si fa largo una profonda depressione. C'è chi se ne va di già, chi urla cose a caso maledicendo figure sacre e non, chi, come noi, rimane seduto bloccato in un mutismo atroce. I venti minuti rimanenti non sono nient'altro che la passerella finale degli avversari. Siamo fuori, il sogno dell'Europa League viene spezzato dall'odiata "Lei", ma in uno scatto di orgoglio finale ci rialziamo in piedi ed applaudiamo i nostri ragazzi: siamo consapevoli che hanno dato il massimo per la nostra maglia. Ce ne ritorniamo a casa con l'amarezza di tante altre volte, senza voglia di parlare e con una frase incisa nella testa: "Mai una gioia".

ARTURO LEONCINI