Nessuno è andato così tante volte in campo con la maglia viola da quando ci sono i Della Valle, le 263 partite giocate da Pasqual sono perciò un sottomarchio di fabbrica sotto l’intestazione Tod’s. Una premiata ditta di Costruzione Cross. E di gol, due, mica pochi visto che uno da solo è valso la vittoria esterna contro il Genoa che a Marassi mancava da trent’anni. Il capitano ha trovato il punto G del calcio sulla fascia, l’equilibrio fra difesa e attacco. Un mix sofisticato che trasforma la normalità in lusso. Nella stagione del suo trentunesimo compleanno, Pasqual ha raggiunto una sintesi che non si insegna ma si impara sul campo, perché è dura la vita sul confine, dove è fragile la barriera fra scelta di tempo giusta e corsa a vuoto (con la certezza di lasciare la difesa scoperta).
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Vince Pasqual (anche senza la Nazionale)
L’articolo di Angelo Giorgetti su La Nazione
E guidato da questo Gps, Pasqual si fa trovare nel punto giusto sull’esterno, da dove recapita affilate sponde ai compagni. In molte classifiche è l’uomo-assist del campionato, il primo sicuramente fra i difensori, anche se ormai ha superato la barriera delle definizioni, è diventato un esterno completo — in altri tempi si sarebbe detto un fluidificante — che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Fra questo non c’è Prandelli, che ha lasciato fuori il capitano viola dai convocati in Nazionale. Sono arrivati invece Antonelli (Genoa) e il giovanissimo De Sciglio (Milan). Logico che Pasqual non ci sia rimasto bene, anche se i segnali incoraggianti non erano stati molti dall’entourage del Ct. Ora l’infortunio di Chiellini potrebbe cambiare qualcosa, ma chissà, è presto per dirlo.
Di sicuro il capitano non ha motivo di sentirsi discriminato per scelte guidate da risentimenti personali (nel 2008 Prandelli lo lasciò fuori dalla lista Champions, insieme a Semioli e i rapporti interni subirono un durissimo colpo). Il Ct infatti ha dimostrato di saper tornare sulle proprie decisioni, richiamando in Nazionale giocatori che aveva già avuto nella Fiorentina, poi ceduti per incompatibilità varie, non solo umane (nei vari anni Maggio, Balzaretti, Osvaldo, Pazzini, lo stesso Gilardino che se n’è andato quando c’era Rossi, ma che con Prandelli aveva avuto un momento di rapporti down). Pasqual ha resistito alla corrosione degli ultimi spogliatoi viola, una guerra di nervi che lo ha fortificato facendogli superare anche la delusione per non essere stato nominato capitano quando ne aveva diritto per anzianità (gli fu preferito Gamberini). L'ultima presenza in Nazionale è del novembre del 2006, quando c’era Donadoni. Sono passati sette anni, sarebbe forse il caso di affrettare i tempi: e Pasqual sicuramente non mollerà la prospettiva di tornare in azzurro. Ai mondiali in Brasile mancano quindi mesi, c’è tempo per risalire le posizioni. Pasqual in teoria parte avvantaggiato, è primo in quasi tutte le classifiche individuali (almeno in campionato). E alla fine questo conterà pure qualcosa, perché le squadre si fanno con i giocatori che servono.
Angelo Giorgetti - La Nazione
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