Sedici vittorie, sette pareggi, sette sconfitte, cinquanta gol fatti, trentadue subiti. Questa è la carta d’identità del campionato della Fiorentina, che, arrivato a Pasqua, è un insieme di gioia inaspettate e delusioni scottanti che nessuno avrebbe potuto pronosticare. 4-1 a Milano con l’Inter, ma anche 1-1 in casa con il Verona; un esordio con il botto con il Milan, ma anche una gita poco piacevole nella capitale, a ritrovare sul campo quel Salah che negli ultimi mesi tante volte è stato pensato dagli avvocati delle parti di Viale Fanti. Ma restiamo al calcio giocato. Se vogliamo dirci tutta la verità, a questa Fiorentina, dopo un exploit di inizio stagione, con annesso primo posto in solitaria e volto al vento, sembra che siano state un po’ prese le misure. Come se fosse stato trovato un vaccino, o almeno un antidoto, per scacciare via il pericolo Fiorentina. La riprova più eclatante di questa sensazione, forse, l’abbiamo avuta in due occasioni: Fiorentina-Lazio 1-3 e Fiorentina-Carpi 2-1. Nel primo caso, la squadra di Pioli non permise praticamente quasi mai agli uomini di Sousa di ripartire dal basso, e quando lo facevano venivano puntualmente stroncati sul nascere. I contrattacchi erano rapidi e letali ed è stato così che i laziali hanno costruito la vittoria di Firenze. Il secondo caso, invece, si è risolto in favore dei viola, grazie ad un super Zarate neo-viola. Anche qui, stessa storia: emiliani alti, volti a non far giocare la Fiorentina, difesa e centrocampo viola bloccati e quindi in difficoltà. Al tutto si aggiunse anche la ripartenza di Kevin Lasagna, che, salvo poi essere controbilanciata dalla prodezza di Zarate, poteva diventare un bel problema per la truppa di Sousa. Gli ultimi due pareggi contro Verona e Frosinone, invece, sono stati dettati più da una prestazione grigia dei gigliati, che dagli stratagemmi difensivi delle due compagini gialloblu, entrambe in lotta per la salvezza. La pausa pasquale arriva come il gong nel pugilato e serve per riprendere in mano una rotte che sembra essere stata un po’ persa. Se a questo ci aggiungiamo una concorrenza spietata delle rivali Roma e Inter, com’è normale che sia nelle parti alte della classifica, il mix potrebbe causare attacchi di panico. Di contro, la parte mezza piena del bicchiere ci dice che 5 punti punti dalla Roma (anzi 6, considerando gli scontri diretti) sono tanti ma non ancora troppi, e che in 8 partite può succedere di tutto. Il terzo posto, in definitiva, deve essere un obiettivo più che un sogno, un’opportunità più che un peso e un dolce pensiero più che un cruccio. Siamo giunti nella fase cruciale della stagione, adesso una vittoria vale più di 3 punti. E oggi Firenze deve trovare una speranza nell’uovo di Pasqua. Anzi, di Pasqual.
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Una speranza nell’uovo… di Pasqual
Otto partite come otto verdetti. Firenze non deve abbattersi e trovare una speranza nell'uovo di Pasqua.
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