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Spalle al muro e faccia al vento, Cesare Prandelli punta il dito contro la squadra

GERMOGLI PH: 22 NOVEMBRE 2020 FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI SERIE A FIORENTINA VS BENEVENTO NELLA FOTO MISTER CESARE PRANDELLI

Prandelli richiama i giocatori alle proprie responsabilità: i singoli devono diventare squadra e trovare il senso di appartenenza che pare smarrito

Stefano Rossi

E' uno dei paradossi del calcio contemporaneo: quando i risultati non arrivano la colpa non è mai dei giocatori. Una volta tocca alla proprietà, un'altra tutti se la rifanno coi dirigenti per il mercato, immancabile anche l'accusa all'allenatore reo di non aver fatto giocare la riserva di turno. Poi c'è la stampa, un sempreverde, e infine anche quei tifosi più accesi che criticano. I veri protagonisti spesso e volentieri finiscono sotto una campana protettiva. Non con Cesare Prandelli che, dopo la sconfitta contro il Benevento, non ha esitato a richiamarli tutti al proprio dovere. Pronti via, non si è fatto problemi a parlare di delusione per la partita persa male e senza aver reagito dopo il gol subito.

Erano mesi, forse anni che non succedeva una cosa simile a Firenze. Negli ultimi tempi il mantra della "miglior difesa dopo il lockdown" sembrava la vittoria del tricolore. Una linea di pensiero, quella del c'è sempre un però, che ha finito per creare alibi e alleggerire il gruppo dalle proprie responsabilità. Cosa ci racconta tutto questo? Che forse proteggere continuamente il gruppo non lo aiuta a crescere. Per questa seconda avventura viola, Prandelli ha deciso di adottare i toni alti. Lo aveva già fatto qualche giorno fa parlando del suo ipotetico rinnovo (ricordate? "Saranno i dirigenti fra due o tre mesi a chiamarmi"). Ecco, stavolta ha messo in mostra le difficoltà generali di un insieme di giocatori che ancora (?) non forma una squadra.

Al di là di una condizione fisica in evidente calo, davvero bassi i ritmi ieri contro il Benevento, è soprattutto l'aspetto mentale a lasciare perplessi. E' bastata una rete di una neopromossa per annichilire una squadra che si è avvitata su se stessa. Ribery è la brutta copia di sé, non ha mai indovinato un dribbling fino a che non si è fatto male ed è uscito. Capitan Pezzella ha perso un paio di palloni pericolosi in uscita mentre Biraghi, uno che nello spogliatoio sa alzare la voce, ha impallinato la schiena del dirimpettaio quando tentava di crossare. Ma ce ne sarebbero per tutti. Adesso sta soprattutto a loro mostrare la forza del carattere per reagire. Quando Prandelli presentandosi aveva parlato di senso di appartenenza non aveva fatto un richiamo casuale.

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