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Simeone, i chilometri, il futuro

L'innata propensione al lanciarsi in qualsiasi spazio aperto: è una caratteristica preziosa, quella di Simeone. Che però, se applicata in senso estremo, rischia di danneggiarlo

Simone Torricini

Lo spunto lo serve innanzitutto il campo, dove è già evidente come Giovanni Simeone sia per distacco l'attaccante che, correndo, copre distanze maggiori. In questi primi quattro mesi di Serie A, nelle undici partite in cui è rimasto in campo fino al fischio finale, non è mai uscito dalla top-five degli instancabili. Sono dati che emergono dai report del sito ufficiale della Lega, che offre anche una graduatoria complessiva dei giocatori classificati in base al valore medio della distanza percorsa in chilometri. Simeone risulta al 41esimo posto, dato di per sé insignificante se non fosse che, come è noto, a correre per più chilometri sono solitamente centrocampisti ed esterni. Ed infatti, eccezion fatta per il centrale del Genoa Izzo, tra i quaranta che lo precedono non c'è neppure un attaccante. Ma non solo: per trovare una prima punta oltre al Cholito occorre scendere fino al 57esimo posto di Roberto Inglese. Alcuni tra i top scorer del campionato sono rispettivamente 94esimo (Immobile), 164esimo (Mertens), 190esimo (Dzeko); per non parlare degli altri: Icardi, Higuain e Dybala sono addirittura fuori classifica.

Al di là dei numeri puri, ciò che è evidente è la totale sconnessione tra prolificità e rendimento atletico; e anzi, sembra sussistere quasi un rapporto di proporzionalità inversa: più gli attaccanti sono statici, più segnano. Certo, contestualizzare è fondamentale: Inter e Juventus hanno alle spalle dei loro attaccanti strutture di caratura nettamente superiore, che gli consentono un determinato tipo di gioco.

La Fiorentina invece ha Simeone, e Simeone ha la Fiorentina. Il Cholito è un attaccante generoso, si comporta in quel modo sul campo perché quel comportamento è diventato parte delle sue caratteristiche. Sa che per sopperire a doti balistiche non eccelse deve correre più degli altri, deve contribuire alla pressione offensiva e a quella difensiva, deve rincorrere gli avversari, perché le qualità nel gioco aereo non sono sufficienti per una maglia da titolare. Ha metabolizzato questo tipo di gioco, lo ha fatto suo. Pioli e la squadra non possono che giovarne a primo impatto: il lavoro di Simeone è realmente prezioso, porta vantaggi concreti. A lungo termine, però, è giusto chiedersi se questo tipo di interpretazione del ruolo sia davvero auspicabile. Spesso si è parlato di carenza in termini di lucidità da parte sua, e ciò potrebbe rappresentare effettivamente un problema. In fondo i numeri lo confermano: è l'undicesimo giocatore in A per tiri tentati (40, oltre 3 ogni 90'), ma anche il meno preciso in assoluto. La sua media, anche se in incremento rispetto al primo mese di campionato, parla di una rete segnata ogni 217 minuti.

Chiariamo: la situazione è sicuramente accettabile allo stato attuale. La Fiorentina di Pioli ha dimostrato di non essere dipendente dai gol del suo attaccante di riferimento, di saper trovare vie alternative sfruttandone il lavoro sporco. Ma in futuro, tanto per la squadra quanto per la sua crescita personale, sarà importante lavorare su questa sua caratteristica per trovare una via di mezzo accettabile. Correre tanto e correre sempre, sì, ma con criterio. La maturazione dovrà passare soprattutto di qua.

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