Italians got talent, ma ieri non si è visto. E in più Babacar è uscito dal campo per infortunio dopo soli 4 minuti, dando altre preoccupazioni a Montella per la gara di giovedì con la Dinamo Kiev. Nella Fiorentina più tricolore della storia montelliana, l’estro di casa nostra proprio non si è visto. Il processo di italianizzazione chiesto da Della Valle e partito a gennaio scorso insomma dovrà essere rivoluzionato a giugno. Anche perché dei 6 violazzurri in campo ieri sera, nella squadra del futuro rischia di restare solo capitan Pasqual. L’unico a salvarsi è stato Gila, più lento e prevedibile rispetto al passato, ma sempre con un invidiabile fiuto del gol sotto porta. Montella d’altronde lo aveva detto: «Negli ultimi 20 metri può essere letale». In previsione di una partita contro un muro gialloblu, l’Aeroplanino ha scelto proprio il Gila per provare a passare e il violinista ha risposto con due con due guizzi dei suoi: il colpo di testa sul primo palo (gran volo di Rafael) e l’anticipo sul portiere che aveva fatto guadagnare il rigore. Finora Gila aveva giocato appena 6 spezzoni di gara, per un totale di 181 minuti: motivo in più per promuoverlo, in attesa di un suo gol in viola che manca dal 17 dicembre 2011.
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Senza Pepito, l’italiano non è lingua viola
Nelle prove di Aquilani, Pasqual, Rosi, Lazzari e Diamanti poco da salvare
Nelle prove di Aquilani, Pasqual, Rosi, Lazzari e Diamanti invece c’è poco da salvare. Il meno peggio della batteria violazzurra può considerarsi Lazzari, generoso finché ha avuto benzina e pure vispo nell’imbeccare Gila con un cross al bacio. L’ex Udinese però ha sbagliato almeno un paio di palle ghiotte capitategli sul destro, per poi (sfinito) lasciare il posto a Mati: il suo ritorno da titolare mille giorni dopo l’ultima volta, non resterà indelebile nella memoria dei tifosi. Ma se Manuel Pasqual si è limitato al compitino, gli altri hanno fatto anche peggio. Rosi a destra sembra una copia del primo De Silvestri. Corre, corre ma alla fine conclude poco. I suoi limiti sono emersi anche nell’occasione dove Toni (sfruttando un impaccio del terzino) lo ha costretto al fallo plateale, reclamando un rosso apparso netto. Male, ahimè, anche Alino Diamanti. E non solo per il rigore calciato in bocca a Rafael. Il pratese litiga con tutti (pur con Mandorlini) e si danna l’anima, ma la sua serata è stata tutta un vorrei ma non posso. I suoi tiri finiscono lontani dalla porta, le punizioni sbattono sulla barriera e gli assist spesso sono fuori misura. Un peccato vederlo così.
Su Aquilani invece ormai si è detto tutto: ha problemi fisici, gioca stringendo i denti e non è in condizione. Il suo contratto sarà lasciato scadere, il nuovo manager Andrea D’Amico già lavora per trovargli una sistemazione adeguata al suo ricco ingaggio. In bocca al lupo. (...) Perché senza Pepito, l’italiano non è la lingua viola.
Leonardo Bardazzi - Corriere Fiorentino
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