Ha attraversato delusioni, illusioni e lacrime. Ha lottato con la sfortuna, il dolore e il tempo. Ha sorriso e pianto. Festeggiato e maledetto giorni difficili. Ha sperato e twittato, giocato e vinto, segnato e poi indicato il cielo nel nome di un ricordo da tenere nel cuore e di un futuro da riconquistare sempre al volo. Giuseppe Rossi somiglia un bel po’ a Firenze e alla sua storia fatta di pallone.Lui ha l’arte nel dna e il karma di quello che combatte con la sorte per passare il livello, prigioniero di un videogioco che qualcuno sembra aver taroccato e chissà perché.
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Semplice e bravo ma c’è altro: somiglia a questa città
L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara su Repubblica. Rossi il fiorentino
Pepito è ciò che volevamo: un ragazzo semplice col piede magico e una voglia matta di spaccare il mondo. La sua assenza dal mondiale ci ha sfilato dal cuore due reazioni, una l’opposto dell’altra: dispiacere per la sua delusione, soddisfazione nel saperlo distante da quella disfatta annunciata per ritrovarlo riposato e pronto a ricominciare con la sua Fiorentina. Ora che il Brasile è un ricordo lontano e Prandelli è altrove, Rossi lavora per riconquistare il meglio di se stesso.
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