Solida, poco appariscente, da rifondare ma comunque viva e compatta. Nonostante la Fiorentina sia una squadra "da banco frigo", la cui scadenza sembra essere a breve termine, da Marassi i viola escono con un punto di vantaggio in più sulla terzultima e alcune certezze in più. Una su tutte Dusan Vlahovic, autore del tredicesimo gol in campionato e sempre più padrone dell'area di rigore. Il serbo infatti, senza dimenticare il gol telecomandato da fuori area al Benevento, sta diventando sempre più opportunista e trasforma in oro gran parte delle palle che gravitano negli ultimi sedici metri avversari. E sembra un veterano, uno su cui poter contare sempre nonostante un'età ancora verde. Le altre certezze invece, non sono propriamente positive.
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Salvezza più vicina, poi rifondazione. Arriva Commisso e stavolta non può sbagliare
Tra giocatori in bilico e poche certezze (Vlahovic su tutte) la Fiorentina non può sbagliare di nuovo
In discussione
La follia di Ribery dimostra una volta per tutte che la Fiorentina non può prescindere da un giocatore part-time, che a volte si accende ma che spesso non c'è anche per colpa degli acciacchi e del logorio di una carriera lunga e vincente. Il suo secondo rosso in viola è un gesto folle, gratuito e molto rischioso per il malcapitato Zappacosta, che ha rischiato di rimettere tutto in discussione anche per la corsa salvezza. Un punto in più o in meno di questi tempi può fare la differenza, e giocare in dieci per quasi un tempo poteva far crollare il piccolo castello viola. Il suicidio calcistico del Cagliari ha fatto comunque tirare una boccata d'ossigeno dalle parti di viale Fanti, ma l'espulsione e la conseguente squalifica (che va a sommarsi a quella di Pulgar) riduce le scelte di Iachini per l'Atalanta.
Il match di Marassi ha dimostrato inoltre come le ultime scelte di Prandelli su Biraghi e Amrabat non fossero del tutto sorprendenti. Ok i guai fisici accusati dai due nell'ultimo mese, ma al rientro dalla sosta per le nazionali - i due hanno risposto regolarmente alla chiamata - si sono (ri)seduti nuovamente in panchina subentrando solo a gara in corso facendo intendere un'assenza dall'undici iniziale per scelta tecnica.
Piazza pulita?
Con un occhio al calendario e un altro alla radiolina per sperare nei passi falsi della altre dirette concorrenti, la Fiorentina adesso deve davvero scegliere quale strada intraprendere per il futuro. Commisso non può non saperlo e il suo ritorno imminente servirà a chiarire soprattutto la direzione da prendere. Se non una rivoluzione, una rifondazione profonda, dove servono quella programmazione e lungimiranza che fino ad adesso non sembrano essersi viste. Servono idee e freschezza, in campo e fuori, non solo "vagonate" di dollari che il presidente ha speso nei suoi primi due anni in viola che alla luce dei risultati non hanno pagato. Perché avere un presidente che investe tanto - anche, non dimentichiamo, nelle infrastrutture - è una risorsa da non disperdere ma i risultati e l'entusiasmo da coltivare sono tutto.
Il rischio è che gran parte di questa rosa sia arrivata al capolinea, e i giocatori da cui ripartire non troppi. Vlahovic, Dragowski, Martinez Quarta, Castrovilli, Igor, lo stesso Amrabat, un jolly come Venuti che ha dimostrato di sentire il viola come una seconda pelle. Poi? Tutti in discussione, tra prestiti che saluteranno senza rimpianti (Malcuit, Barreca), giocatori in scadenza (Ribery ed Eysseric), altri che rientreranno (su tutti Duncan e Lirola), cessioni che serviranno a monetizzare (Milenkovic, Pezzella, Biraghi) e giocatori che hanno dimostrato di non essere investimenti del tutto azzeccati (per motivi diversi Callejon, Kouamé, Pulgar, Kokorin). E senza dimenticare che dovrà arrivare una nuova guida tecnica, termometro delle ambizioni di rilancio di questa nuova società, chi dovrà sceglierla - Pradè o un nuovo ds - avrà da cucirgli un abito adeguato alle sue esigenze tattiche. Per adesso tutto tace, ma nelle prossime settimane la strategia dovrà essere chiara. O almeno da non sbagliare.
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