Non era mai successo, almeno fino ad oggi, che la Fiorentina di Pioli emergesse da una situazione di svantaggio per portare a casa i tre punti; un dato che già da solo basterebbe a mettere in luce il significato della gara di Genova. È un passo in avanti anche e soprattutto in ottica futura. Un segnale per dimostrare che la squadra continua a crescere, nella personalità come nell'affiatamento. O ancora: a Marassi si è sentito - forse per la prima volta - il contributo decisivo dei subentrati, certamente avvantaggiati dalla superiorità numerica ma comunque concreti al momento giusto.
news viola
Sacrificio, strategia e qualità: così arriva la prima rimonta targata Pioli
Mai prima di oggi la Fiorentina di Pioli aveva portato a casa i tre punti rimontando una situazione di svantaggio. Un segnale di crescita che mantiene viva la speranza europea a due giornate dalla fine
LO SFORZO CHE PREMIA – Il secondo tempo è stato ben più impegnativo del primo, e oltre alle cifre sul possesso palla (da 60% a 46%) a suggerirlo ci ha pensato più banalmente la gestualità degli uomini di Pioli. Chiesa è stato opaco per tutta la partita e nella ripresa è capitato anche di vederlo piegato con le mani sulle cosce, ad esempio. O ancora, Simeone non ha trovato spazio dalle parti di Spolli e non è riuscito neppure ad attaccare la profondità. E anche Veretout, a dispetto di un paio di recuperi fondamentali nel finale, ha giocato ampiamente sottotono per buona parte della gara.
In tutta la seconda frazione l'esempio da seguire è stato Benassi, l'unico apparso davvero in grado di dare una marcia in più alla squadra tra accelerazioni, recuperi e coperture a tutto campo. Alcune scelte affrettate nel finale hanno reso ancora più sofferta la vittoria, arrivata per merito (la Fiorentina è stata nel complesso molto più pericolosa) e frutto di un sacrificio collettivo degno di nota. «Spogliatoio unito? Dentro c’è tanto lavoro, tanta qualità e tanto di quello che ci ha lasciato Davide», ha detto Pioli a fine gara.
LA SFIDA NELLA SFIDA – Guardando dietro le quinte c'è un altro fattore da considerare. Una vera e propria sfida nella sfida, quella tra Pioli e Ballardini. Il tecnico del Genoa ha schierato in partenza una squadra equilibrata, ma una rete subita è bastata a fargli cambiare idea. Quindi il primo cambio appena dopo l'intervallo: fuori un esterno di quantità (Rosi) e dentro un attaccante poco propenso al sacrificio (Pandev). Il Genoa prende campo e l'intuizione sembra essere azzeccata, tanto che dopo un quarto d'ora arriva prontamente la seconda sostituzione 'offensiva', con Bessa che prende il posto di Veloso. Al 67', raggiunta la parità, è il turno di Lapadula che subentra per Rossi. A cambi esauriti il Genoa è disposto con tre difensori, due esterni iper-offensivi (Lazovic e Medeiros), due mediani come Hjliemark e Bertolacci con Bessa più avanzato e infine Pandev dietro Lapadula.
Pioli si mostra più prudente e sceglie di cambiare ruolo per ruolo: Dabo per Badelj prima, Eysseric per Saponara poi. Dopodiché arriva il rosso a Pandev che mette in discesa la gara dei viola. Ballardini si trova con le mani legate: la sua squadra è troppo sbilanciata e lui non può aggiustarla. Viceversa Pioli ha ancora un cambio a disposizione, ed è qui che tenta l'azzardo: Falcinelli prende il posto di Gaspar e Benassi scala a fare il falso terzino. Il Genoa lascia spazio alla costruzione dei viola che davanti sono in superiorità numerica e creano una serie di occasioni pericolose, tra le quali le stoccate decisive di Eysseric e Dabo. I tre fischi finali fanno sorridere un po' tutti: la squadra è serena, l'Europa nel mirino. E ciò che conta di più è che comunque vada sarà un successo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA