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S. Berti a VN: “Mutu e Prandelli, ritorni che fanno bene al calcio. Adrian e quella volta di ‘Gomorra’…”

LYON, FRANCE - SEPTEMBER 16:  Adrian Mutu (L) of Fiorentina shakes hands with head coach Cesare Prandelli after being substituted during the UEFA Champions League Group E match between Lyon and Fiorentina at the Stade de Gerland on September 16, 2009 in Lyon, France.  (Photo by Michael Steele/Getty Images)

"Mutu mi raccontò che non voleva andare alla Roma, vi svelo un aneddoto. Prandelli e Corvino? Umanamente sono sempre stati uniti"

Stefano Rossi

Cesare Prandelli è sbarcato a Valencia, Adrian Mutu è tornato alla Dinamo Bucarest. Insieme a Firenze hanno scritto alcune delle pagine più belle della storia recente della Fiorentina. Poche settimane fa, proprio a Firenze, si sono rivisti e riabbracciati come quando guidavano la squadra verso la vittoria. Violanews.com, per approfondire queste loro nuove avventure, ha ascoltato Silvia Berti, responsabile dell'ufficio stampa viola durante la loro permanenza in riva all'Arno.

Dottoressa Berti, cominciamo da Mutu: è stupita di vederlo direttore generale della Dinamo?

"No, non sono stupita. Adrian è un uomo molto intelligente e può svolgere tutti i ruoli che vuole perché ha qualità uniche. E' un uomo sveglio, ho ottimi ricordi di lui. Devo ammettere che talvolta è entrato in conflitto con la sua immagine, non è mai stato un calciatore superficiale. Ha fatto sicuramente degli errori ma questo rientra nei canoni di genio e sregolatezza che impersonifica. Ha un carattere forte, con la forza di volontà può arrivare ovunque e ottenere ciò che vuole".

Ci racconti una curiosità che ci faccia capire com'è realmente Mutu.

"E' uno dei calciatori con cui ho avuto un rapporto più intenso. Una sera, erano le 21.00 circa, era in ritiro con la squadra ed io a casa mia. Mi telefonò perché era appena uscito il libro "Gomorra" di Roberto Saviano e lui voleva assolutamente leggerlo. Uscii in fretta e furia, mi recai alla Edison e glielo portai affinché potesse gustarselo prima di dormire".

Con Cesare Prandelli che rapporto aveva?

"Tra loro c'era e c'è un legame molto profondo, da fratelli potrei dire. Si stimano e sono molto uniti, mi hanno mandato una foto insieme poco tempo fa perché hanno cenato insieme in occasione della festa dei 90 anni del club".

E anche Prandelli in questo ottobre è tornato operativo nel mondo del calcio.

"Ha avuto la freddezza di aspettare, in questo anno e mezzo ha avuto molte richieste e ne ha accettate soltanto due. La prima era quella della Lazio perché sapeva che era una squadra di un certo livello e adesso quella del Valencia. Cesare è sempre stato così, ha trovato il progetto che lo intrigasse e lo ha sposato. Al Valencia non c'è una squadra imbattibile ma sicuramente margini di crescita. E sottolineo il fatto che il mister non ha chiesto alla società tutti quei nomi che sono usciti in questo periodo".

Riavvolgiamo il nastro: Luglio 2008, Mutu è ad un passo dalla Roma e Prandelli è tutt'altro che felice...

"E chi li dimentica quei giorni? La notte fatidica in cui si aspettava una decisione mi vidi con Adrian che aveva da poco promosso un'etichetta vinicola col numero 10: “Non posso andare a Roma, devo cambiare l'etichetta del vino '10' anche perché a Roma quel numero è di Totti” mi disse. Lui non si voleva muovere, non voleva fare un torto a Cesare e alla Fiorentina perché il viola ti entra nel sangue e Mutu è innamorato ancora. L'offerta era allettante, la situazione era stata gestita male ma lui voleva Firenze ed io sapevo che sarebbe rimasto".

A Firenze è tornato Corvino, colui che insieme a Prandelli ha costruito una grande Fiorentina anche se si diceva che tra loro il rapporto non fosse ottimo...

"In realtà non è così, umanamente sono sempre andati d'accordo e anche quando si verificano situazioni complicate non c'era mai clima teso. Cesare voleva che la Fiorentina tentasse un salto di qualità mentre il direttore, uomo leale nei confronti della proprietà, ha sempre dovuto tenere di conto più fattori. In fin dei conti Prandelli ha pagato l'amore che Firenze gli ha sempre dimostrato ma con Corvino ci sono state solo naturali divergenze sul piano tecnico".

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