Questione di scelte, nel calcio come nella vita. Quelle che poi, spesso, fanno la differenza e possono cambiare significativamente il corso degli eventi. Roma contro Fiorentina è anche un incrocio tra quel che poteva essere e non è stato, sia da una parte che dall'altra. Si potrebbe partire da lontano, dagli addii prematuri con fazzoletti (a tinte viola) mai sventolati per Balzaretti e, soprattutto Osvaldo; da quel cordone ombelicale (giallorosso) spezzato con Aquilani, da quella toccata e fuga di Toni nella Capitale, dai saluti al veleno - quelli recentissimi - di Pizarro, colpito però da ben altra sventura in queste ore. Di tutto questo e dei tanti ex che saranno in campo sabato ne abbiamo già parlato (LEGGI QUI), ma oggi guardiamo la faccenda da un punto di osservazione diverso. Quello che c'è 'dietro' al campo di gioco, che forse è quello che fa la differenza veramente.
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Questione di scelte
La rinascita viola parte da valutazioni “discutibili” della Roma (COMMENTA)
Prendiamo Daniele Pradè, personaggio ormai sulla bocca di tutti a Firenze, in un coro univoco di elogi. Tutti meritati finora. Quel che ha fatto in estate, gomito a gomito con Macia, è stato un vero capolavoro, probabilmente il suo mercato più riuscito di sempre. Partire da una squadra reduce da due stagioni disastrose, stravolgerla completamente trasformandola in una splendida realtà, senza cedere il gioiello più prezioso. E chiudere con un attivo di +10 milioni. Roba risaputa ma pur sempre impressionante. Questo signore a Roma aveva già fatto cose decisamente importanti, tenendo per anni la squadra a competere con l'Inter nonostante, alle spese pazze di Moratti, i Sensi rispondessero con l'autogestione, abbandonati i fasti dell'era Capello. Gli americani l'hanno però mandato via per affidarsi a Baldini e Sabatini: dopo un anno e mezzo e quasi 100 milioni di euro investiti, la nuova Roma è ancora alla ricerca di un'identità. Scelte.
Discutibili come, forse, quella dell'allenatore. Quel Vincenzo Montella che a Roma si era consacrato da giocatore e poi aveva iniziato la carriera da allenatore. Dopo la bella esperienza al Catania sembrava ormai certo che sarebbe stato lui a riprendersi quella panchina assaggiata per qualche mese una stagione prima e poi 'ceduta', con risultati da dimenticare, al fascino solo teorico di Luis Enrique. A Firenze non pensavano neanche all'Aeroplanino, perchè il suo legame con i colori giallorossi faceva pensare ad un epilogo scontato e anche perchè probabilmente nessuno - almeno a livello di opinione pubblica - se lo aspettava così bravo. Erano i giorni di inizio giugno, e i tifosi viola sognavano Zdenek Zeman e quella chimera - all'epoca quasi un'utopia - di una Fiorentina bella e divertente. Poi arrivò l'improvvisa rottura tra Montella e la Roma (pare a causa dei suoi collaboratori, Vio & co...) e il mondo in pochi giorni si ribaltò per la soddisfazione, col senno di poi, di tutta Firenze e qualche dubbio nell'ambiente romano. E anche se nelle ultime settimane la cura Zeman ha iniziato a dare i suoi frutti (poco comunque per una rosa che ha un monte ingaggi di oltre due volte quello della Fiorentina), forse dalle parti di Trigoria qualcuno si starà domandando se le scelte fatte negli ultimi due anni siano state le più giuste. Noi speriamo che, dopo sabato sera, la risposta sia un "no" convinto.
SIMONE BARGELLINI
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