Una serie di sfortunati eventi e la Champions prende lo svincolo per Milano con poche possibilità di inversione. Usando un eufemismo potremmo riassumere così ciò che quest'anno ha separato la Fiorentina dal terzo posto reale. Perché 'reale'? Perché se ci fosse un Dio del calcio capace di dare il giusto peso alle emozioni, al merito e soprattutto alla giustizia, quel terzo posto spetterebbe di diritto a Firenze, al suo pubblico e alla sua squadra. Purtroppo questo gioco non funziona così, e allora capita di vedere un Milan spinto nell'Europa che conta a suon di episodi arbitrali favorevoli (LEGGI QUI), oppure una Fiorentina defraudata di una vittoria limpida come l'acqua proprio quando la rimonta sembrava possibile.
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Quello che mai ci toglierete
Una Champions quasi scippata non cancellerà le emozioni (COMMENTA)
Fermi tutti. Allora forse questo Dio del pallone c'è, anzi, un Dio del calcio italiano. Per trovarlo non è necessario cercare in cielo, basta una gita a Milanello. Cattivi pensieri, e come potrebbe essere altrimenti dopo quello a cui abbiamo assistito? Come si può credere alla buona fede quando ti viene impedito anche di sognare? Difficile, un boccone amarissimo da buttare giù. Ci sono cose però che nessun Galliani, nessuna sfortuna nera e nessun fischietto ci potranno mai portare via. Cose che ci porteremo per sempre dentro dopo questa stagione così entusiasmante, cose che nella testa e nell'orgoglio di ogni fiorentino hanno più valore di qualsiasi qualificazione Champions.
E allora la mente vola alla vittoria agguantata all'ultimo minuto contro l'Udinese con Andrea Della Valle grondante di gioia, oppure alla prima rete stagionale del figliol prodigo Toni pochi minuti dopo aver rimesso piede in casa, al Franchi. Brividi, talvolta lacrime che resteranno scolpiti per sempre negli occhi e nel cuore di ogni tifoso viola. E come dimenticarsi delle trasferte perfette di Milano e Genova vissute da veri dominatori, sia sugli spalti che sul campo. Lezioni di calcio e di tifo. Dalla rete all'ultimo tuffo di Romulo contro il Torino fino all'umiliante 4-1 imposto all'Inter, passando anche per le emozioni arrivate fuori dal campo grazie ai colpi di mercato firmati Pradè e Macia, Giuseppe Rossi in primis. I numeri di Ljajic e Cuadrado, il fosforo di Pizarro, la classe di Borja Valero e la determinazione di capitan Pasqual, il tutto orchestrato da quel gran maestro di calcio che risponde al nome di Vincenzo Montella. Quante ce ne sarebbero di storie da raccontare ai nipotini, e quanti trionfi, perché mai come oggi vale il leitmotiv che ha accompagnato la Fiorentina in queste ultime giornate di campionato: comunque andrà sarà un successo. Il pubblico viola lo ha capito, gli applausi di ieri a fine gara non lasciano dubbi.
ALESSIO CROCIANI
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