Ci sono vittorie destinate ad entrare nella storia della Fiorentina. Come quella per 2-0 contro il Milan, prossimo avversario della compagine di Paulo Sousa, il 20 settembre 1987 al Meazza. Era la seconda giornata del campionato 1987-88.
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Quando Diaz e Baggio mandarono all’inferno il Diavolo di Sacchi
Era il 20 settembre 1987. I rossoneri dominarono per gran parte della partita, ma ai viola bastarono due lampi nella ripresa. Vittoria ricordata ancora con piacere per via del valore del primo Milan di Sacchi
La formazione viola, allenata da Sven-Goran Eriksson, aveva pareggiato in casa col Verona per 0-0 il fine settimana precedente, mentre i rossoneri avevano espugnato il campo del Pisa per 3-1. Era il primo Milan di Arrigo Sacchi, probabilmente la squadra italiana più forte di sempre, composta dai tulipani Van Basten e Gullit e da una difesa quasi insuperabile. Il Cigno di Utrecht, però, non era al meglio per via di un problema alla schiena.
La Fiorentina scese in campo con: Landucci, Contratto, Carobbi, Battistini, Hysen, Gelsi, Onorati, Di Chiara, Berti, Diaz, Baggio. Il Milan, privo di Baresi, infortunatosi a Pisa, rispose con: Galli, Bianchi, Mussi, Tassotti, Bortolozzi, Donadoni, Ancelotti, Gullit, Van Basten e Virdis, quest’ultimo premiato, prima del fischio d’inizio, come miglior marcatore del campionato precedente. Arbitro: il signor Pietro D’Elia. Allo stadio c’erano poco meno di 75mila spettatori (non c'era ancora il terzo anello). I padroni di casa presero d’assalto la porta gigliata. Gli ospiti, però, reagirono sbagliando una clamorosa occasione con Ramon Diaz su assist di Carobbi. Nella ripresa il Milan andò vicino al vantaggio, entrambe le volte con Gullit, prima con una bordata su punizione deviata in angolo da Landucci, poi con un tiro da distanza ravvicinata, smanacciato in corner dallo stesso portiere viola. Al ventesimo Diaz venne steso in area da Tassotti, ma D’Elia non assegnò il rigore. Fu proprio l’argentino, scudettato la stagione successiva con l’Inter di Trapattoni, a segnare lo 0-1 ad un quarto d’ora dalla fine. Trascorsero due giri di orologio e a salire in cattedra fu il giovane Roberto Baggio. Il Divin Codino passò in mezzo ai due difensori centrali del Milan, mise a sedere Galli e depositò, facile facile, la palla in rete.
“Si scrive Gullit, si legge Baggio. A San Siro la Fiorentina impartisce una dura lezione ai rossoneri. Sacchi tradito dall’olandese, mentre il gioiello di Eriksson trascina i viola al successo. I milanisti sbagliano un numero incredibile di gol”, titolò La Stampa il 21 settembre. “Elettroschock a San Siro. Un’ora di sterile gioco rossonero, due minuti fulminanti dei viola”, scrisse, invece, L’Unità. “E’ stata una bella partita, ho visto un bellissimo Milan che però si è limitato a giocare solo nel primo tempo quando ci ha messo in grossissime difficoltà e noi siamo stati bravi a contenerli, grazie anche a Landucci che ha fatto ottime parate. Nella ripresa, quando il loro ritmo è calato, siamo stati bravi a venire fuori dalla nostra area e allora ho visto un’ottima Fiorentina che ha conquistato una meritata vittoria. La mossa vincente è stata sfruttare gli spazi liberi che il Milan ha lasciato tra il centrocampo e la difesa, dove Diaz e gli altri si sono inseriti agevolmente”, disse Eriksson nel post partita. “Mi do solo cinque e mezzo – furono, invece, le parole di Baggio -. Non sono contento della mia prestazione. Mi manca ancora la tenuta fisica, complice anche il caldo di questi giorni che toglie il respiro”. “La Fiorentina ha costruito la sua vittoria su due ingenuità della difesa”. “Brava la Fiorentina che ha saputo farci sfogare e poi colpirci di rimessa. Eravamo convinti di poter vincere e così abbiamo attaccato subito”, aggiunsero Ancelotti e Virdis.
A distanza di tanti anni, quella vittoria è ancora ricordata con piacere, soprattutto per il valore del Milan, poi campione d’Italia con 45 punti (la vittoria valeva due punti all’epoca) grazie ad una straordinaria rimonta sul Napoli. La Fiorentina, invece, si classificò ottava a quota 28 lunghezze, con nove successi, dieci pareggi e undici sconfitte (il campionato era di sedici squadre). A retrocedere furono Avellino ed Empoli.
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