"I dati di fatto, anzitutto. In Europa c'è un solo centrocampista che segna più di Marco Benassi: Pogba. E nella sola Serie A per trovare un suo pari ruolo che abbia segnato tanto bisogna scendere fino alle quattro reti stagionali di Cristante e Kurtic. Una prolificità, quella dell'ex granata, declinata in otto centri – l'ultimo proprio ieri sera – in poco più di 1500 minuti, qualcosa di simile ad uno ogni due partite. Spesso pesanti, peraltro: contro Udinese e Chievo sono valse i tre punti, contro Torino, Frosinone e Sassuolo hanno contribuito ad evitare altrettante sconfitte in gare in cui l'appannamento del reparto offensivo era ai massimi storici. Un déjà vu a dir poco penalizzante della prima metà di campionato, un arco di tempo in cui tra Pjaca, Mirallas, Chiesa e Simeone non si è andati oltre le dieci segnature.
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Pochi tocchi e tanta spinta: l’incursore Benassi continua a segnare
Nonostante le lacune l'ex granata si è ritagliato sul campo un ruolo decisivo, ed oggi è per distacco la mezzala più prolifica d'Italia
"Certo, i due volti della medaglia vanno pesati: intorno alla straordinaria facilità con cui Benassi sta trovando la porta, anche in continuità con la stagione passata, c'erano e ci sono dubbi insistenti sulla sua continuità e soprattutto sulla sua presenza nell'arco dei 90'. In questo senso, l'arrivo di Muriel e l'exploit di un certo tipo di vena realizzativa di Chiesa, più orientata al gol da attaccante che verso quello da ala, gli sono stati indirettamente d'aiuto. Se la spiccata propensione verticale targata 2019 verrà mantenuta, al centrocampo della Fiorentina sarà chiesta una partecipazione sempre meno centrale in fase di possesso, e ad una mezzala di corsa ed inserimento come Benassi, meno a suo agio negli spazi stretti che richiedono pazienza e riflessività, sarà concesso di esprimersi precisamente secondo le proprie caratteristiche. I suoi contributi all'1-0 e al 5-1 di ieri, entrambi a firma di Chiesa, ne sono una dimostrazione.
"Che Pioli lo veda in una posizione meno centrale nello sviluppo della manovra, d'altronde, è cosa ben nota. Già dalla loro prima telefonata, nell'estate del 2017, a Benassi fu illustrato un progetto tattico che lo prevedeva in veste di incursore di destra in un sistema di gioco ibrido tra un 4-3-3 ed un 4-2-3-1. Al momento tra i centrocampisti in rosa è quello che completa per distacco meno passaggi (appena 30 ogni 90', contro i 38 di Fernandes, i 42 di Gerson e i 55 di Veretout) e quello che tira di più, quasi 3 volte a partita, a dimostrazione di come nello scacchiere di Pioli rappresenti un elemento di raccordo tra centrocampo e attacco. Può senz'altro migliorare nel lavoro difensivo, anche se a sua discolpa va detto che gli spetta soprattutto quello sporco della prima pressione, così come può crescere nel posizionamento e nella precisione (è il peggiore dei centrocampisti con il 77% di passaggi riusciti). Ma sarebbe ingiusto, a questo punto della stagione e con la doppia cifra dietro l'angolo, non riconoscere il prezioso contributo che Benassi ha offerto alla causa viola.
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