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Più di 40 esuberi? Ci pensa Pradè, il prestigiatore. Nel 2012 eredità ancora più pesante

Sette anni fa furono ben 49 le cessioni messe a segno dal d.s. viola in coppia con Macía. Oggi come allora, ci sarà tanto da lavorare tanto per piazzare i giocatori non funzionali al progetto tattico di Montella

Alessio Crociani

Premessa: ripetere i miracoli dell'estate 2012 è dura. Molto dura. I motivi sono facilmente intuibili, basta dare una rapida occhiata ai numeri della rivoluzione di sette anni fa griffata da Daniele Pradè e Macía: Fiorentina ad un passo dal 3° posto con 38,8 milioni di monte ingaggi, il 7° della Serie A. Diciotto nuovi arrivi (fra i quali tre parametri zero) e ben 49 cessioni, inclusi i prestiti, gli svincoli e le comproprietà (inaugurate, rinnovate e risolte). Un esercito che spazia da Cerci, Felipe e Kharja fino a Miranda, Carraro, Matos ed il resto della miriade di giovani che in quel momento orbitava attorno alla Fiorentina. Performance da prestigiatore difficile da replicare – come scritto – ma non impossibile. Almeno in parte.

Prendiamo le uscite: oggi come allora Pradè si trova a fare i conti con i tanti giocatori non funzionali al progetto tecnico pensato da Montella lasciati in eredità dalla gestione precedente. Appartengono a questa categoria la stragrande maggioranza dei rientri dai prestiti, la scrematura radicale prima squadra 2018/2019 e parte dei giovani dell'ultima Primavera, per un totale che supera le 40 unità. Roba da far accapponare la pelle. Una mole di lavoro enorme se si aggiungono le trattative in entrata.

Eppure Pradè è già riuscito a sbrogliare una matassa simile. Non era da solo, è vero, ma questa volta ha alle spalle una proprietà pronta a fare qualche strappo alla regola dei conti. Grazie agli addii di sette anni fa, fu possibile autofinanziare un mercato da Champions e al contempo chiudere in positivo il saldo degli affari estivi, mentre le premesse di oggi ci lasciano pensare che il d.s. viola avrà più margini di manovra rispetto al 2012. Se riuscisse a completare anche solamente trequarti del lavoro in uscita fatto con Macía, per la Fiorentina sarebbe già un successo.

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