Il made in Italy può attendere. I primi passi della Fiorentina verso la stagione 2015-16 sono già in netta controtendenza rispetto a un indirizzo espresso dalla proprietà. Che durante l’inverno aveva espresso la volontà d’italianizzare una delle squadre più esterofile dello scorso campionato. E invece le prime mosse dicono che l’onda straniera continua a risciacquare i ranghi dirigenziali e va a toccare pure la panchina. Arrivano due portoghesi: Pedro Pereira, che si occuperà del mercato estero (quando si dice: la moltiplicazione dei pani, dei pesci e delle scrivanie); e Paulo Sousa, in procinto d’andare a rilevare la guida tecnica lasciata vacante da Vincenzo Montella, dopo uno dei divorzi più grotteschi nella storia del calcio italiano. Dunque dalle parti di viale Fanti si prende a parlare con decisione la lingua di Luís de Camðes. E i due nuovi “lusiadas” viola promettono d’essere soltanto i primi, mentre sullo sfondo si segnala una presenza ben più ingombrante: quella di Jorge Mendes, l’uomo di calcio più potente al mondo, sempre pronto a allargare la sua rete di club e alleanze. Ma in che modo Jorge Mendes s’appresta a entrare in modo così pesante nella Fiorentina?
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Basta partire dal profilo di Pereira. Personaggio a proposito del quale (...) tutti concordavano sul fatto che non si sia mai occupato di calciomercato. Una verità, quest’ultima, che si evince dalle scarne notizie sul suo conto disponibili via web. Pedro Pereira ha infatti lasciato lo Sporting Braga da CEO (Chief Executive Officer), ruolo corrispondente a quello di amministratore delegato che ricopriva dal 2013. E quella nomina era stata il punto più alto di una carriera che l’aveva visto entrare a 21 anni nel settore comunicazione del club minhoto (cioè, appartenente alla regione del Minho, Portogallo settentrionale: niente battutacce, please). Perché la Fiorentina va all’estero, e prende un soggetto con un profilo del genere, per affidargli il mercato internazionale? Un interrogativo che non trova risposta. E che provo a sciogliere mettendo insieme i pezzi di un mosaico.
Per farlo bisogna fare un passo indietro, e tornare allo scorso martedì 2 giugno. Giorno festivo per l’Italia, ma feriale in Portogallo e cruciale per la storia dello Sporting Braga. Nella SAD (Sociedade Anonima Desportiva) bracarense sono ore tumultuose. Soltanto due giorni prima la stagione sportiva si è conclusa malissimo così com’era iniziata, e ciò vanifica tutto il buono che nel mezzo era stato realizzato. La domenica precedente, nella finale disputata presso lo stadio nazionale di Jamor a Oeiras, il Braga ha perso in modo inammissibile la finale di Coppa del Portogallo contro lo Sporting Lisbona
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L’allenatore Sergio Conceiçao viene esonerato, soprattutto per questioni di incompatibilità caratteriali nel rapporto con la società; e sotto questo aspetto l’analogia con ciò che succede negli stessi giorni alla Fiorentina è inquietante. E nel mezzo del marasma, mentre l’Italia festeggia la Repubblica, giunge la notizia delle dimissioni da parte di Pedro Pereira. Il dirigente saluta e se ne va dicendo che sta per dedicarsi a “un progetto internazionale”.
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La sorpresa sta dunque nel fatto che Pereira vada alla Fiorentina. E rimane l’interrogativo sul perché la Fiorentina lo prenda. Pereira è stato per 13 anni dirigente di uno dei due club più mendesizzati del Portogallo (l’altro è il Rio Ave, di Vila do Conde LEGGI QUI), fino a diventarne il CEO. In particolare, Pereira è il più alto dirigente esecutivo nell’estate del 2014. Quando lo Sporting Braga conduce una campagna trasferimenti estiva alquanto bizzarra. Il bilancio del club arsenalista piange, ma nonostante una situazione così poco allegra la campagna acquisti dell’estate 2014 vede il club arsenalista accogliere fra i propri ranghi tre calciatori brasiliani, il cui valore complessivo è 14 milioni, cioè quasi l’intero budget stagionale: si tratta di Wallace del Cruzeiro, Danilo del Vasco de Gama e Matheus dell’America MG. Denari spesi dal Braga? Nossignori. A pagare è Jorge Mendes.
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Dismessi i panni da CEO dello Sporting Braga, Pedro Pereira s’appresta a gestire il mercato estero della Fiorentina. Primo nome a circolare? Danilo, manco a farlo apposta. Ma poi si è ipotizzato l’arrivo di un altro calciatore del Braga. Si tratta del difensore André Pinto, brasiliano. Il cui agente non è Jorge Mendes, bensì Pini Zahavi. Per chi non lo sapesse, Zahavi è il capo di Fali Ramadani, personaggio che a Firenze non ha bisogno di presentazioni. E questo intreccio porta dritti all’altro portoghese che s’appresta a approdare in viola: il tecnico Paulo Sousa, strappato a un club che lo aveva sotto contratto ancora per un anno, il Basilea. Un gesto di straordinario fair play, da Cartellino Viola.
In questi giorni alcuni trombettieri della stampa locale fiorentina si affannano a sostenere che Paulo Sousa non ha come agente Fali Ramadani. E forse dicono pure la verità, nel senso che il tecnico portoghese fa riferimento direttamente a Zahavi.
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Detto ciò, rimane l’ultimo quesito: ma quali sono i rapporti fra Mendes e Zahavi? Risposta: fin qui, buoni. Certamente di non belligeranza. Entrambi fanno ottimi affari col Chelsea di Roman Abramovich, giusto per dirne una. Di sicuro sono oggi i due superagenti più potenti al mondo. Con tanti saluti alla Fiorentina e ai suoi piani di italianizzazione.
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