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Nuovo stadio tra politica e interessi, un teatrino che ha stufato. Ma, finalmente, torna il calcio

Un graduale ritorno alla normalità, per tornare a parlare di calcio e non di aree edificabili o di vincoli paesaggistici

Stefano Fantoni

Tic tac, tic tac, tic tac. Il conto alla rovescia è iniziato. Tra venti giorni la Fiorentina tornerà in campo. Centosei giorni dopo lo scialbo pari a reti bianche di Udine e la tempesta covid, che l'ha investita direttamente, la truppa di Iachini è pronta a rimettersi in moto per condurre in porto una salvezza che sia il meno travagliata possibile. La ripartenza sarà tra le mura amiche contro un Brescia ormai rassegnato al ritorno in B. Si riparte con un Ribery in più e con un Kouame che sta ultimando il recupero. Ma anche con tante incognite, legate alla prolungata sosta forzata e dunque comuni anche alle rivali. Un graduale ritorno alla normalità, per tornare a dividersi sulle scelte tecniche e sui singoli, più che su questa e quella zona dove costruire il nuovo stadio. Un teatrino animato da molti attori che, parliamoci chiaro, ha stufato. Da almeno vent'anni, non da ora. Troppi interessiin gioco, un assetto politico-economico difficilmente scalfibile. Rocco Commisso riuscirà nell'impresa? Chissà. Nel frattempo, bentornato calcio.

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