Una ventina di tifosi viola, entrati a San Siro con regolare biglietto, sono stati espulsi dopo una mezz’ora di partita perché sprovvisti della “tessera del tifoso”. A questi tifosi la digos di Milano ha consegnato un avviso di avvio di procedimento per daspo. Questa la cronaca dell’accaduto. A cui va aggiunto che i tifosi viola non erano nel settore ospiti ma a fianco dei tifosi dell’Inter, che nonostante questa vicinanza non ci sono state violenze di alcun tipo (né da una parte, né dall’altra); non si sono stati danneggiamenti o vandalismi da parte dei tifosi viola fuori e dentro lo stadio; non ci sono stati cori o striscioni di stampo razzista o di incitamento alla violenza; non c’è stato alcun tipo di resistenza quando sono intervenuti steward e polizia per sloggiarli dallo stadio; ovviamente non c’era stata alcuna violenza per entrare. Anche queste non sono opinioni ma dati di fatto (in caso contrario i venti sarebbero stati anche denunciati, cosa che non è avvenuta).
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Non scherziamo con i Daspo
Una ventina di tifosi viola, entrati a San Siro con regolare biglietto, sono stati espulsi dopo una mezz’ora di partita perché sprovvisti della “tessera del tifoso”. A questi tifosi la …
Ora la cronaca lascia spazio ad alcune riflessioni:
1) Come principio generale la pena deve essere commisurata al reato o, come in questo caso, alla supposta irregolarità (la mancanza della “tessera del tifoso”). Il daspo, cioè il divieto di accesso allo stadio per minimo tre mesi, è una punizione equa? A me sembra francamente più che spropositata. Se un negozio non emette lo scontrino fiscale, cioè evade scientemente il fisco, viene multato. Per arrivare alla chiusura temporanea (l’equivalente del daspo) occorre che la violazione sia ripetuta, e non solo una volta. Se viene beccato un portoghese sull’autobus gli viene fatta una multa, non gli viene interdetto l’uso dei mezzi pubblici. Se, anni fa, quando ancora esistevano i film vietati ai minori, un under 18 era beccato a sbirciare una pellicola a luci rosse, veniva allontanato dal film, non interdetto all’ingresso in tutti i cinema d’Italia.
2) Il blitz dei tifosi, forse a loro il paragone non piacerà, mi sembra più un’azione da goliardi che da commandos. Una gag da “Amici miei”. Sfruttando l’interesse o la dabbenaggine (questo non è dato sapere) di un rivenditore di biglietti, hanno acquistato i tagliandi per un settore di San Siro come tifosi interisti. Sono passati dal controllo tornelli senza colpo ferire e si sono sistemati tra i tifosi nerazzurri a sventolare le bandiere viola. Uno sberleffo al sistema, una beffa. Non un vero atto contro la legge.
3) Prima di scrivere mi sono letto le norme sulle misure anti violenza nella manifestazioni sportive e non ho trovato neanche una fattispecie a cui sia possibile richiamarsi per sanzionare il comportamento di quei venti tifosi. Tutta la normativa ha come obiettivo la lotta alla violenza fisica, verbale e simbolica. Si fa riferimento a reati da codice penale, a denunce, a avvisi di reato. Si citano figure come il giudice per le indagini preliminari. Insomma si capisce che chi resta impigliato negli articoli di questa norma, è quanto meno un delinquentello che è bene tenere lontano dagli stadi. Ma è questo il nostro caso? A me non sembra proprio.
4) Ho letto che la contestazione sarebbe quella di “aver messo in pericolo la sicurezza dei tifosi interisti”. Un po’ generica come accusa. Per non definirla ridicola. Se fosse stato davvero così, lo ripeto, allora dovevano esserci delle denunce; però da che mondo e mondo, nessuno sventolio di bandiere viola col giglio e nessun coro di Alè Fiorentina ha mai messo a repentaglio la sicurezza di chiccehssia. Magari può ferire l’orgoglio di qualcuno, questo sì. E quando le accuse sono così generiche e poco (anzi punto) circostanziate fanno insorgere il sospetto che siano buttate lì tanto per intimidire, indipendentemente dalla fondatezza.
5) Allora facciamo così: alla goliardata dei tifosi viola,che ha messo alla berlina il sistema di controlli e la stessa applicabilità dei regolamenti che sorreggono la “tessera del tifoso”, ha risposto pan per focaccia la polizia consegnando l’avviso di procedimento per daspo. Lì rendiamo ridicoli, hanno pensato i tifosi viola. Li facciamo cacare sotto, hanno contro-pensato in Questura.
Conclusioni: se lo scambio di “cortesie” finisce qui, va anche bene. La lezione può servire a tutte e due le parti. Ma non si vada oltre. Voglio sperare che il neoquestore di Milano Luigi Savina, insediatosi proprio ieri, rivolga la propria attenzione a problemi ben più seri della scorribanda gianburraschesca di venti tifosi viola al Meazza. In caso contrario ci sarebbe seriamente da preoccuparsi, non per ciò che accade dentro lo stadio, ma fuori.
Francesco Matteini Blog http://violaamoreefantasia.myblog.it
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