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“Non di destro!”

Chissà quanti avranno urlato a Diamanti e Salah di non rischiare e calciare col mancino, il piede forte. Eppure contro la Samp è andata diversamente. Il motivo? Fiducia

Redazione VN

Quante volte vi sarà capitato di urlare, o allo stadio o contro la televisione, nel momento in cui un mancino puro prova a calciare col piede debole: "NON DI DESTRO!". E chissà a quanti sarà capitata la stessa cosa anche sabato, contro la Sampdoria, quando hanno visto Diamanti e Salah prepararsi alla conclusione dal lato "sbagliato". Che alla fine di sbagliato non c'è stato proprio niente.

Tra i due, il caso di Diamanti è stato sicuramente più "eclatante" rispetto a quello di Salah. L'egiziano aveva l'inerzia giusta, era nel pieno della corsa e con Viviano che stava uscendo non c'era né lo spazio né il tempo di spostarsi la palla sul sinistro. Botta con il destro e rete del raddoppio festeggiata sotto la Curva Fiesole.

Ma pensando ad Alino le cose cambiano radicalmente. Un dribbling e conclusione, senza troppi pensieri su quale potesse essere la situazione più semplice per diventare pericoloso. Stava per uscire dal terreno di gioco Diamanti, per lasciare posto a un altro mancino, Vargas. Era all'ultima chance della partita che sanciva il suo ritorno da titolare dopo alcuni turni di stop per scelta di Montella. Fino a quel momento aveva disputato una gara discreta, condita dalla solita umiltà e qualità. Però, se fosse stato sostiuito in quell'istante, sarebbe rimasto nell'anonimato, non avrebbe inciso come da lui ogni volta ci si aspetta. Invece ha tolto dalla faretra l'arma che non ti aspetti, il tiro velenoso con il destro. Palla precisissima, Borja si sposta, Viviano incolpevole la guarda entrare.

Eppure segnare due volte con due giocatori che col piede debole "non scendono neanche le scale", come si dice da queste parti, non è una cosa casuale. E' segno di fiducia: di grande, enorme fiducia nei propri mezzi e nelle proprie qualità, scaturita da una serie di ottimi risultati prima della pausa.

I viola sono attesi da un aprile di importanza Capitale (non a caso il luogo in cui si gioca la finale di Coppa Italia), e senza la piena consapevolezza nei propri mezzi sarebbe inutile perfino scendere in campo. Con questa determinazione e con questi piedi "sbagliati" le cose cambiano. In meglio.

LORENZO BENEDETTI

twitter @LbBene