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Nessun allarmismo, ma due “difetti” meritano una riflessione

La quarta sconfitta stagionale ha lo stesso "marchio di fabbrica" delle precedenti: c'è un problema da risolvere?

Simone Bargellini

Il primo posto in campionato pesa assai più che l'ultimo nel girone di Europa League. Giusto per ribadire, se mai servisse, che tra alti e bassi il bilancio della Fiorentina in questi primi due mesi resta assolutamente positivo. Anche perchè, nonostante tutto, c'è ancora tutto il tempo per rimediare nel cammino europeo contro avversari tutt'altro che irresistibili.

Tuttavia alcuni "difetti" della squadra di Paulo Sousa iniziano a farsi ripetitivi. Su tutti potremmo facilmente indicare l'incapacità di molte seconde linee di dimostrarsi all'altezza della situazione. Da Suarez a Verdù, passando per il rendimento sotto tono dei vari Pasqual, Mati e Babacar, l'iniziale grande rotazione continua rischia di essere accantonata dal tecnico viola in favore di un undici quasi standard. Quello che vedremo domenica con la Roma.

Ma non è tutto. Perchè tra campionato e coppa, ci sono due aspetti che accomunano "titolari" e "riserve". E che stanno diventando veri e propri vizi. Il primo è il calo che la Fiorentina spesso accusa nella ripresa. Non può essere un caso, infatti, che tutti i gol subiti fin qui da Tatarusanu (6) e Sepe (4) siano arrivati nei secondi tempi, dopo che nei primi 45' il muro difensivo viola sia stato fin qui invalicabile. Merito dell'organizzazione ma anche di un'intensità spaventosa che alla distanza, quasi inevitabilmente, viene meno aprendo spazi e opportunità agli avversari viola. E quando arriva lo svantaggio - eccoci al secondo difetto - la Fiorentina non rimonta. Quattro volte gli uomini di Sousa sono andati sotto e, puntualmente, è arrivata la sconfitta. Pure quando, col Napoli, Kalinic & co. avevano ripreso in mano il match, per poi lasciarselo nuovamente sfuggire. Mancanza di carattere o problema di tenuta fisica? Già domenica contro la Roma ne capiremo di più.