C'è una sfida in più da vincere per Vincenzo Montella nella sua prossima avventura alla Fiorentina. Ed è dimostrare, dopo l'ottimo lavoro svolto (con record di punti) in questa stagione al Catania - la prima, intera, alla guida di una squadra professionistica -, le sue qualità di allenatore anche fuori dall'ambiente etneo. Un compito che non è riuscito ai suoi predecessori, capaci di mettersi in mostra nel club siciliano, trasformato negli ultimi anni da Lo Monaco in "un'oasi felice" del calcio italiano, seppur con un marcatissimo accento argentino. Un po' quel che accade da anni all'Udinese dove tutto funziona a meraviglia (con qualche inevitabile eccezione), ma tolti dal contesto i protagonisti - soprattutto i giocatori - finiscono spesso per deludere le aspettative. Anche molto, vedi i casi di Felipe e D'Agostino, tanto per citarne due a caso...
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Montella e i ‘precedenti pericolosi’ (tranne uno)
Chi ha fatto bene lì ha spesso fallito il salto di qualità (COMMENTA)
Al Catania è successo con gli allenatori artefici dei recenti successi in rossazzurro, che hanno poi fallito il salto di qualità. Il primo è stato Pasquale Marino, l'uomo della storica promozione 2005/06 e della salvezza nell'anno successivo. Dopo aver salutato, ha collezionato esoneri e delusioni tra Udine (dopo un primo anno tutto sommato positivo), Parma e Genoa quest'anno. Lo Monaco nel frattempo ingaggiava Silvio Baldini, scelta non azzeccata, rimediando poi in corsa con l'idea Walter Zenga: l'ex portiere che dopo un lungo girovagare nell'Est Europa, ha condotto il Catania alla salvezza, dando poi il meglio di sè nel campionato successivo 2008/09 col nuovo (momentaneo) record di punti in A, 43. Risultati che gli valsero la chiamata di Zamparini ma l'avventura al Palermo durò poco e adesso Zenga è di nuovo lontano dal calcio che conta, sebbene non possa lamentarsi dell'aspetto economico nei ricchi Emirati Arabi. Storia simile, e fin troppo nota, quella di Sinisa Mihajlovic: pure lui subentrato a stagione in corsa (al posto di Atzori), il serbo compie un mezzo miracolo collezionando 36 punti in 23 giornate e stabilendo il nuovo record di punti, 45. Inutile ricordare come sono andate le cose a Firenze, anche se questo finale di stagione ha dimostrato le difficoltà oggettive in cui ha dovuto lavorare.
Precedenti poco incoraggianti, dunque, per Vincenzo Montella che testimoniano soltanto - e una volta di più - la bontà del lavoro di Lo Monaco capace di facilitare il lavoro dei suoi allenatori. Anche se non manca chi ha fallito, come Giampaolo e i già citati Baldini e Atzori. Ciò non significa che l'ex aeroplanino non sia in grado di dimostrare le sue qualità anche in una piazza difficile come Firenze, e del resto il modo in cui ha saputo gestire la difficile situazione della Roma nel finale della scorsa stagione, fa capire che la personalità non gli manca. E poi a proposito di precedenti ce n'è uno che, forse, bilancia da solo gli esempi negativi e riguarda Diego Simeone. Uno che al Catania ha fatto meno faville di Zenga e Mihajlovic, pur conducendo - pure lui da subentrante - la squadra all'obiettivo salvezza, ma poi dalla Sicilia ha spiccato il volo: prima ha portato il Racing Avellaneda al secondo posto del campionato argentino, poi quest'anno, subentrato all'Atletico Madrid, è salito sul tetto dell'Europa (minore) alzando al cielo l'ex Coppa Uefa.
SIMONE BARGELLINI
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