Sabato notte, travolto dal clamoroso 5-0, Rossi era così abbattuto da presentarsi in una versione assolutamente sconosciuta per i giocatori. La versione scoraggiata di chi non ha molto da aggiungere, né sperare, avendo visto in campo una squadra completamente diversa da quella che aveva immaginato o sperato. E invece un massacro senza precedenti. L’affronto storico contro la Juve ha lasciato il segno e, dopo le battute amarissime pronunciate da Rossi di fronte ai dirigenti e a una parte dei calciatori («Se il problema sono io posso farmi anche da parte...») è stata raggiunta una tacita intesa: ogni scelta sarà finalizzata a semplificare l’apprendimento, ogni azione dovrà avere un obiettivo preciso.
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Modulo più semplice e tutti uniti
Basta esperimenti, i giocatori vorrebbero il 4-4-2
Forse è stato perso troppo tempo alla ricerca di progressi tecnici e tattici che non sono arrivati: Rossi è entrato in corsa e ha cercato di esportare la sua filosofia di gioco all’interno di un assetto predisposto da un anno al 4-3-3. Da lì sono stati cambiati tre moduli, fino alla scelta del 3-5-2 che per otto partite ha quasi ininterrottamente accompagnato la squadra dalla vittoria di Novara in poi.
Il ritorno alla difesa a 4 contro la Lazio e l’improvvisa presenza di Romulo e Ljajic dietro le punte (opzione durata un tempo) ha dato il via a nuovi aggiustamenti.
I progressi però non si sono visti e la filosofia di Rossi è rimasta soprattutto nelle tante spiegazioni con le quali l’allenatore ha interrotto gli allenamenti tattici. Movimenti e sfumature che — evidentemente — la squadra non è riuscita a memorizzare. Da ora in poi la Fiorentina dovrà limitarsi alla semplicità, all’ordine, alla compattezza. Non è escluso che il modulo diventi alla fine il 4-4-2, che sarebbe il più gradito dai giocatori.
La Nazione
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