Il direttore tecnico della Fiorentina, Eduardo Macia, definito da Marca il "Re Mida" della Serie A, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano spagnolo (traduzione Violanews.com): "Il problema all'udito è un qualcosa che mi ha fatto più forte. Avevo due opzioni: chiudermi in me stesso o aprirmi al mondo con coraggio, ho scelto la seconda". Una lesione alla colonna vertebrale ha compromesso la sua carriera calcistica, quando, a 18 anni, militava nelle fila delle giovanili del Valencia: "E' coinciso con il mio ingresso in università e ha deciso che il mio futuro sarebbe andato in un'altra direzione. Ho iniziato ad allenare a livello giovanile e a fare l'osservatore della prima squadra, poi ho lavorato anche come segretario tecnico, manager e consulente del presidente.
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Macia: “Champions? Nessuno ci fermerà”
“Firenze nel mio destino, Montella e Rossi…” (COMMENTA)
Firenze nel mio destino? Il simbolo della Fiorentina è il giglio, che è anche l'emblema del paese dei miei nonni... Nel calcio inglese non ci sono problemi finanziari e questo ti permette di poter sbagliare quando acquisti un giocatore, la crisi colpisce soprattutto la Spagna e l'Italia. Ecco perché lavoriamo con più fantasia, non vi è alcun margine di errore. Questo è il vero problema. C'è stato un tempo in cui i grandi giocatori vedevano l'Italia come una priorità nella loro carriera. Dopo alcuni anni bui, questo processo sta rinascendo. In questo senso è molto significativo che Mario Gomez abbia scelto un progetto come quello della Fiorentina. E' indicativo di quello che già siamo in grado di fare. Non è facile offrire incentivi sportivi ad un giocatore che aveva appena vinto tutto con il Bayern.
La Fiorentina è la squadra di calcio della famiglia Della Valle, quindi loro faranno sempre quanto in loro potere per poter restituire ai fiorentini una squadra importante. Siamo una squadra di calcio che opera come una società. Tutte le regole che si applicano per gestire un grande gruppo mondiale, vengono applicate anche in Fiorentina. Nel calcio non si può vivere oltre i propri mezzi e pensare che qualsiasi banca o il governo ti tireranno fuori dai guai come succede molto in Spagna, dove è necessaria una gestione più responsabile. Mario Gomez, Rossi, Valero e Joaquin sono giocatori che evocano il nostro più glorioso passato. Qui hanno giocato Batistuta, Passarella, Effemberg, Mijatovic... Solo ora abbiamo un modello di calcio più moderno. Siamo una squadra composta da Daniele Pradè, Sandro Mencucci e Mario Cognigni. Nessuna decisione viene prese se non siamo tutti d'accordo. Questa è la nostra forza, il modello unico di gestione è morto.
Il calcio è in continua evoluzione, se si sta fermi si muore. Il nostro modello è rischioso per il calcio italiano ma molto interessante per l'identità del calciatore che abbiamo ideato. E' basato sulla naturalezza di Firenze, una città che apprezza l'arte sopra ogni cosa. Fiorentina squadra spagnola? E' una percezione che hanno le persone perché io sono qui con altri spagnoli come Borja e Joaquin, ma in squadra abbiamo 17 diverse nazionalità. Il calcio è un linguaggio universale. Non abbiamo esportato il modello spagnolo, sarebbe un errore. Ne va creato uno nuovo che può avere alcune somiglianze ma l'imitazione di solito non funziona. La Fiorentina non è solo la prima squadra, abbiamo creato dei gruppi di informazione a tutti i livelli. Vogliamo creare una filosofia di giocatori a livello mondiale che possa arrivare a giocare con gli 'anziani'.
Montella è riuscito a rendere questo gruppo talentuoso e vincente. Abbiamo scelto di fare qualcosa di diverso dal resto del calcio basato troppo sulla tattica, a volte una gara sembra più simile ad una partita a scacchi. Nella Fiorentina la fase tattica non è molto importante. Montella, come Guardiola a suo tempo, ha fatto del talento la sua priorità. Dà ai giocatori libertà e mobilità in campo. Siamo la sesta o la settima società per bilancio in A. Lottare per la Champions avendo davanti Juventus, Milan, Inter, Napoli e Roma è difficile, ma il nostro impegno c'è e non ci fermeremo finché non otterremo quello che vogliamo. Se vogliamo acquistare dei giocatori del livello di Rossi, bisogna prendere dei rischi. Altrimenti lui oggi non sarebbe alla Fiorentina. Il recupero di Giuseppe non ci sorprende perché conoscevamo la sua mentalità, anche se non ci aspettavamo che raggiungesse questo livello così in fretta.
Il mercato? Quello che mi piaceva a Liverpool non deve per forza piacermi anche a Firenze. C'è però un valido argomento per qualsiasi destinazione: giocare a calcio con la testa, non con i piedi. Altri arrivi dal Villarreal? Al Villarreal e in molte altre parti del mondo hanno motivo di essere preoccupati (sorride, ndr). Ora siamo fortunati perché molti giocatori vogliono venire alla Fiorentina. Siamo una squadra accattivante. Questo è anche un handicap, perché ci sono una serie ampia di calciatori tra cui scegliere, quindi è più facile sbagliare. Questo significa che stiamo lavorando bene e ci accogliamo con a braccia aperte e con allegria questa responsabilità. Il nuovo stadio? E' un progetto congiunto con il comune. I tempi moderni richiedono stadi moderni con un accesso comodo. Devono anche essere una fonte di reddito per il club".
ALESSIO CROCIANI
Twitter: @AlessioCrociani
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