Lunga crisi di identità in corso: risultati unica cura ai mali della Fiorentina

Nove mesi sono passati dall'inizio della crisi di risultati e di gioco della Fiorentina ma una reazione autentica e continuativa ancora non è stata partorita. La squadra di Paulo Sousa, nel pareggio interno contro l'Atalanta, è apparsa irritante e male organizzata in tutto e per tutto. E pensare che il tecnico, a furor di popolo, aveva pure schierato le due punte come tutti volevano. Babacar e Kalinic si sono cercati poco, talvolta si sono pestati i piedi ma soprattutto non hanno trovato la porta avversaria. Concorso di colpe anche per il resto della squadra che, al di là dei palloni serviti, continua ad essere la brutta copia di se stessa.

La classifica non sorride. Anzi, comincia a piangere. E nemmeno quella gara da recuperare col Genoa, dinnanzi ad una Fiorentina così abbattuta, riesce a iniettare un po' di ottimismo. E gli interrogativi, come sempre avviene quando la fortuna ti volta le spalle, si moltiplicano. I primi coinvolgono l'allenatore: giusto confermarlo a tutti i costi nonostante avesse sollevato pubblicamente più volte dubbi sulla bontà del lavoro della società? Giusto trattenere e non mantenere gli elementi principali della rosa anche se qualcuno credo di aver dato tutto a Firenze? Domande lecito alle quali, come spesso capita, risponderà solo il tempo. E il lavoro: sì perché i risultati mettono a tacere tutto e per fortuna il calcio non è una scienza esatta quindi si può essere smentiti da un giorno all'altro. I fischi di ieri devono tornare ad essere applausi e ciò può avvenire solo per mano della squadra.

Adesso serve la ripartenza e qualche indicazione sulla via da prendere c'è: l'ammissione di colpa di Astori (Clicca qui) per esempio, una sorta di capitano in pectore che spesso si presenta ai microfoni dopo le sconfitte per analizzare l'accaduto. Non è un caso che ieri in campo sia anche apparso tra i migliori in campo. I senatori dello spogliatoio hanno una traccia da seguire.