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Lu picciriddu a Firenze: folta concorrenza ma un vantaggio…

Simone Lo Faso è una delle tante frecce piene di incognite nell'arco di Pioli

Giacomo Brunetti

"A Roberto De Zerbi, ex allenatore del Palermo, ricordava Robinho. Sarà stato per "la tecnica, la falcata importante, lo strappo di quaranta metri e le intuizioni di classe". I paragoni sono spesso un macigno, ciò che non serve a Simone Lo Faso, già impegnato a portarsi sulle spalle un deciso passo nella carriera e dover fronteggiare una folta concorrenza che rischia di affossarlo. Prestito con diritto di riscatto fissato a due milioni e settecentomila euro: questa la formula con cui lu picciriddu è arrivato a Firenze da Palermo. Un'operazione che tutela la Fiorentina, dota il calciatore di un palcoscenico rilevante ma lo mette davanti a un'incognita: a fine stagione, il rientro alla base, che potrebbe coincidere con un flop in questa stagione, resta comunque un'ipotesi.

"Anche lui, a suo modo, è figlio d'arte, come raccontato tempo fa dal padre a Stadio: "Mio figlio Daniele aveva doti importanti, avesse avuto la testa di Simone non avrebbe rifiutato un provino con il Carpi e sarebbe arrivato in A! Io ero portiere, in prima categoria, e mi sono ritirato per colpa di un incidente e perché davo una mano in famiglia. Peccato, ero imbattibile. Nei paesi, i tifosi avversari si mettevano alle mie spalle mostrandomi foto di riviste pornografiche per distrarmi. Ma non ci potevano fare niente!". La mentalità conta molto, in questi casi. "Simone non ha mai fatto sconti - continua Lo Faso sr. - nessuno di noi ha mai giocato con lui perché non fa partitelle in famiglia, per sua scelta e in quanto vietato dalla società. Neppure due tiri a mare, è ligio al dovere". Almeno su questo, i viola avranno certezze.

"È stata durissima ma alla fine ne è valsa la pena, questo il concetto espresso ieri dal procuratore di Lo Faso, nonché fratello di Stephan El Shaarawy. Sul giocatore c'erano il Sassuolo e il Monaco, oltre ai radar di tante squadre italiane. Lo scorso anno dieci presenze in Serie A e due in Coppa Italia con la maglia rosanero, un punto di partenza e di vantaggio nella folta concorrenza nel suo reparto. La trequarti e l'attacco sono affollati, ci sono tanti giovani inesperti e questa sua, seppur breve, esperienza potrebbe far la differenza, almeno all'inizio. In una squadra che brama certezze, il classe '98 non può certo rappresentare la cura. Un'alternativa, l'ennesima freccia nell'arco - pieno di incognite - di Stefano Pioli: mandarlo in Primavera sarebbe uno spreco assoluto, trovargli spazio in Prima Squadra è un compito arduo ma possibile. Sicuramente, ci dovrà essere un'inversione di tendenza nei risultati per vedere aumentare il minutaggio dei giovani viola. O forse saranno proprio loro la medicina?

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