Cesare Prandelli affronta le domande dei giornalisti a poche ore dalla prima di due partite casalinghe di fila: arriva la Roma, reduce da un pesante KO interno contro il Milan. Di seguito tutte le considerazioni dell'allenatore gigliato.
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Prandelli: “Vorrei giocarmela anche rischiando. Siamo sulla stessa barca da tre anni”
Seguiamo in diretta le parole del tecnico viola
"Quali sono le certezze? Nel calcio ogni tre giorni ci sono momenti paradossali. La difficoltà è cercare di avere più rapporti chiari, sinceri. Io mi ricordo che Ciccio Rialti era il primo a criticare, ma poi cercava sempre di fare un passo indietro. Adesso invece siamo circondati da una criticità forte, calcisticamente ci sta, ma la società non c'entra. Il presidente è molto arrabbiato, dobbiamo tirar fuori l'anima e pensare che sia la partita più importante della stagione. La Roma è una grande squadra, ma non andiamo in campo per fare le vittime sacrificali. Se abbiamo cattiveria, la dobbiamo mettere in campo.
Abbiamo commesso errori nelle ultime tre trasferte, magari abbassiamo la tensione quando pensiamo di poter fare risultato. Possiamo uscire dalla difficoltà tutti assieme se ne siamo convinti. Callejon? Sì, per me può essere una risorsa da qui alla fine, è positivo in tutto, saremo pronti a metterlo in campo.
La panchina di Amrabat a Udine? Mi auguro che domani possa dimostrare la sua voglia, che possa giocare più in verticale. Dipenderà molto da lui, quando uno ha carattere poi lo dimostra in campo. C'è molto rispetto per la Roma, ma non paura. Chiunque può perdere punti per molti motivi, noi possiamo fare la nostra partita, vorrei giocare anche rischiando qualcosa piuttosto che speculare.
Con il presidente ci siamo sentiti, era giustamente molto arrabbiato e ci siamo detti quel che era giusto dirci. La responsabilità è anche mia nello stimolare, nel motivare questa squadra. Lui vuole investire e far grande questa città, ma è nelle difficoltà che si migliora. C'è rabbia, ma c'è anche entusiasmo, ed è una cosa positiva.
Abbiamo parlato molto con la squadra, ho a che fare con persone serie, consapevoli che devono dare qualcosa in più. L'aspetto umano può vincere su quello tecnico-tattico. Pradè ancora non si capacita della sconfitta, ma bisogna voltare pagina. Siamo tutti sulla stessa barca, ma non da pochi mesi, da tre anni: allora bisogna capire cosa è successo e rivedere il proprio modo di programmare. Ma adesso bisogna fare risultati.
L'Udinese domenica ci ha attesi, chiudeva e ripartiva, è così da molto tempo. Noi dovevamo percepire al 76esimo, quando abbiamo preso un contropiede, che la priorità era portare a casa il risultato. Domani dobbiamo fare un altro tipo di partita, attenti e concentrati nel non lasciare spazi.
Montiel? Ho sempre avuto rispetto delle opinioni altrui, non rispondo a nessuno. Lui avrebbe voluto giocare anche trenta secondi, io ho pensato ad una situazione paradossale che poteva avverarsi. La risposta la devo a Monti. Il cambio era già pronto, poi è arrivato il gol e ho accelerato le operazione. Le persone che hanno espresso certe opinioni rimangono amici, mantengono la mia stima a livello professionale.
A Roma c'è un allenatore, Fonseca, che prende decisioni anche impopolari e va avanti per la sua strada. Ha costruito la squadra in base alle caratteristiche dei suoi giocatori. Di solito gioca in un modo ben preciso, ma il sistema di gioco ha valore solo nella fase difensiva. Possiamo soffrire, ma essendo loro molto propositivi possono avere problemi quando noi recuperiamo palla.
Kokorin? Platini ci ha impiegato sei mesi per integrarsi nel calcio italiano. Sasha ha indiscusse qualità tecniche, ma ha bisogno di tempo, non dobbiamo mettere fretta a nessuno. Come mai le sconfitte immeritate? Forse la squadra abbassa l'attenzione e crede di essere padrona della gara. Abbiamo portato a casa pochissimo, dobbiamo fare mea culpa ma anche accettare gli errori che nel calcio ci stanno".
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