Inizia per Mario e finisce per Z. Un profilo così, in casa Fiorentina, faranno bene a scansarlo da ora in avanti. Buttiamola un po' sull'ironia, anche se tra i dirigenti viola c'è poca voglia di ridere di fronte al secondo "caso" consecutivo. Coincidenze curiose tra Mario Gomez e Mario Suarez, ma anche storie diverse tra loro. Per il tedesco venne fatto uno sforzo mai visto da queste parti, specialmente alla voce ingaggio, fu accolto da 25mila persone, furono coniati cori ad hoc e riposte in lui speranze davvero altissime. Lo spagnolo è arrivato come pedina di scambio per Savic, ma per il curriculum che aveva, faceva comunque pensare ad un colpo che potesse far fare il salto di qualità al centrocampo viola.
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L’importanza di (non) chiamarsi Mario
Dopo Gomez, anche Suarez sta fallendo a Firenze. Storie diverse ma tanti aspetti in comune
Invece sia un Mario che l'altro a Firenze non è riuscito a lasciare il segno. O forse è meglio dire nella Fiorentina, perchè con la città hanno entrambi instaurato un feeling immediato, immortalato a suon di selfie con le loro belle fidanzate. Niente di male, anzi, peccato però che fossero arrivati per giocare a calcio e da quel punto di vista il bilancio è da dimenticare. Un flop a 360° quello di Gomez, che taglierà definitivamente il cordone ombelicale a giugno con minusvalenza (LEGGI QUI). Un fiasco ormai quasi certo pure quello dell'ex Atletico Madrid, che pure - strano ma vero - potrebbe ritrovarsi titolare pure col Torino (LEGGI QUI), dopo la riapparizione a sorpresa contro il Milan, dove a dirla tutta non è stato neppure tra i peggiori.
Poi però, salvo clamorose sorprese, per Mario Suarez sarà addio. Senza lieto fine. Sperando almeno che la sua cessione possa fruttare qualcosa in più di mille euro.
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