“Angelo, se segna l’Inter non esultare sennò si mette male”. Ricordo nitidamente quando mio padre Michele avvisò me e mio fratello che saremmo andati per la prima volta allo stadio. Era il 22 novembre 1998, Fiorentina-Inter. Avevo sette anni, quel poco che ero cresciuto dal 1991, anno in cui sono nato, era tutto pane e pallone. E l’amore per la Fiorentina, ovvio. Angelo era un piccolo tifoso nerazzurro, forse perchè condizionato dalle frequentazioni estive di nostro cugino Daniele, amante dell’Inter. Un amico di famiglia ci regalò i biglietti proprio per questo. A fine partita la conversione del piccolo strisciato era riuscita. Che vento soffiava quel giorno! Arrivammo in viale Fanti con un taxi, appena scesi a mio padre volò via il cappello e lo dovette rincorrere. Ci sistemammo in tribuna laterale, verso la Fiesole. Nemmeno un seggiolino vuoto. In quegli anni la curva era "esaurita in abbonamenti". Era impossibile trovare un biglietto per il singolo evento.
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Le nostre prime volte: Batistuta contro Baggio. E il Trap che getta via il cappotto…
Una gelida giornata di novembre, il Trap si sfilò il cappotto e Bati gonfiò ancora una volta la rete. Dall'altra parte c'era Robi Baggio...
L'aspettativa per la partita era tanta. Per me, all'età di sette anni, era sufficiente vedere chi c'era in campo. Batistuta, il campione assoluto. Dall'altra parte Robi Baggio, il primo che da bambino ho imitato (almeno c'ho provato) col pallone fra i piedi dopo averlo visto giocare con la Nazionale e aver sentito il suo nome scandito da Bruno Pizzul. Nella Fiorentina c'erano anche Edmundo, Oliveira e Toldo. Di là, nell'Inter, campioni come Bergomi, il Cholo Simeone e Paulo Sousa, poi passato da queste parti come allenatore.
Vinse la Fiorentina, niente male per una prima volta. In realtà la partita cominciò in salita. Toldo colpì Baggio, vantaggio nerazzurro realizzato su rigore da Djorkaeff. Ricordo il nervosismo in tribuna, le urla di mille allenatori che dicevano a Trapattoni - uno dei più quotati al mondo in quel momento - cosa dovesse fare. Un classico. Ricordo che proprio il Trap, in quella gelida giornata, si sfilò il cappotto e lo lanciò in panchina. "Questo è matto", esclamò mio padre. Quella squadra era veramente forte. Padalino prima, Batistuta poi: meno di venti minuti e il risultato era già stato ribaltato. A concludere ci pensò Heinrich su delizioso assist di Edmundo. Finì 3-1 al fischio finale dell'arbitro Rodomonti. Fiorentina prima in classifica, a +3 su Roma, Milan e Juventus. Bati capocannoniere a quota undici gol in dieci partite. Un mito.
Piccola divagazione: approfitto di questo spazio e del viaggio nella mia memoria per aggiungere piccole note personali che danno maggior significato al racconto. Il tifo viola, in casa mia, è stata una scelta. Padre nato in Molise, circondato da strisciati, si innamorò della Fiorentina del primo scudetto. Scelse di vivere a Firenze, sì per gli studi, ma soprattutto per seguire la sua squadra del cuore. E' una storia di amore. Che mi ha trasmesso e che poi mi ha portato a svolgere questo bellissimo mestiere.
Piccola seconda divagazione: in realtà la mia prima volta allo stadio è avvenuta in Australia. Adelaide City-Marconi Sidney, febbraio 1997. L'ho omessa volutamente, fu soltanto una prova generale. Mettiamola così.
I vostri racconti stanno arrivando copiosi, li posteremo via via alternandoli con i nostri. Vi ringraziamo per le tante partecipazioni, continuate a scrivere a [email protected]!
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