Nell'edizione odierna de' Il Corriere Fiorentino troviamo un'interessante intervista al viola Joaquin. Lo spagnolo racconta che se non avesse fatto il calciatore, forse sarebbe stato un torero ed è già innamorato della passionalità della gente di Firenze. Questi i passaggi più interessanti dell'intervista:
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Joaquin: “A Firenze il calcio del futuro”
“Champions, si può. Juve? Mai vissuto momento così” (COMMENTA)
Joaquin, come sono stati questi primi mesi in maglia viola?
«Molto buoni. C'è stato bisogno di un normale periodo di adattamento alla città e alla squadra, ma penso che poco a poco tutto stia procedendo nel modo migliore. È stato importante giocare con più continuità, per un calciatore è la cosa migliore. Diciamo che sono più contento che all'inizio, oltre a essere felice visto che la Fiorentina sta avendo un passo importante».
Anche grazie a lei, dopo l'infortunio di Gomez il cambio di modulo è stato voluto da Montella pure per sfruttare le sue caratteristiche. Ha sentito più fiducia?
«Assolutamente. D'altra parte giocare con un centrocampo a cinque per me è muy fatigoso (ride, ndr). Non mi era mia capitato in carriera...»
Beh, in effetti non è un modulo molto spagnolo...
«Davvero, non esiste proprio. Infatti ora con il 4-3-3 va molto meglio, sto giocando di più e nella posizione che preferisco. ... Noi giocatori ci divertiamo quando siamo in campo».
In campo ci credete molto. Un merito fondamentale di Montella.
«Il fatto che sia stato un giocatore fino a poco tempo fa, è molto importante. Per un allenatore è fondamentale perché conosce tutto di chi allena. Sa come si sente un giocatore, se sta bene o no, dove deve giocare e dove no. ...».
Poi però bisogna saper cogliere le occasioni. Magari come lei con la Juve. Torniamo per un attimo in campo insieme, quando Borja le ha servito la palla del sorpasso.
«Mamma mia (e il volto si allarga in una risata, ndr). Avevo il peso di tutto lo stadio addosso. Mi sono detto detto "e ora come la gioco?". Guarda che non era facile eh? Stava uscendo Buffon che è enorme. Però dopo che ho fatto gol è stata una liberazione, una scarica di allegria. Sapevamo della rivalità con la Juve e di quanto fosse importante quella partita».
I cinque minuti più intensi della sua carriera?
«Sì, sì, assolutamente. Non avevo mai avevo vissuto un momento così. Dallo 0-2 al 4-2, la Juve che non capiva niente...»
Toreador è il tuo soprannome. Da dove nasce?
«È stato così fin da piccolo, fa parte della mia terra. Il toreador mi affascina, è un arte in cui ti giochi la vita. Però è anche il lavoro più bello del mondo, tanto è rischioso, quanto è bello. Certo devi essere un poco loco».
E Firenze che cosa rappresenta?
«Mi piacerebbe stare due-tre anni, ma ancora non lo so. Sto bene, sono felice, per ora tutto è perfetto. Non so se finirò la carriera in Spagna o a Firenze. Fra tre anni ne avrò 35... está bien... (ride, ndr)».
A proposito dei tuoi compagni. Facciamo una carrellata. Iniziamo con Borja Valero... «Visione di gioco. Un radar, è incredibile. Un giocatore che è cresciuto con gli anni». Pepito Rossi ? «Giuseppe è un grandissimo giocatore, è tra i top in Europa come attaccante». Cuadrado? «Fortissimo. Gioca un po' sempre con la testa bassa (ride, ndr) però credo che sarà un grandissimo giocatore. È veloce, rapido, diverte». Arriviamo a Gomez che sta per rientrare. Come cambierà la Fiorentina? Montella sembra voglia restare sul 4-3-3... «Questo non lo so... (ride, ndr). Intanto l'importante è che Mario sia recuperato, stia bene e che lavori con la squadra. Poi toccherà a Montella».
Torniamo all'Europa. Dove può arrivare la Fiorentina?
«Stiamo andando benissimo. Però la Uefa è molto lunga e difficile. Abbiamo iniziato bene, andiamo avanti passo dopo passo. Dovremo essere forti fisicamente e mentalmente».
E in campionato?
«L'obiettivo è arrivare il più alto possibile, tra le prime 3-4 della classifica. Dobbiamo approfittare del calendario, ora può essere favorevole. Stiamo crescendo, giocando e vincendo».
E poi festeggiare con i tifosi viola...
«Mamma mia, che passione. Quasi troppo. Per un giocatore stare in campo con uno stadio così è bellissimo, vengono i brividi sulla pelle».
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