Un conformista non lo è mai stato. Paulo Sousa è uno che da sempre "viaggia in direzione ostinata e contraria". Ci perdonerà l'infinito Faber, vecchio cuore grifone, se mutuiamo la sua poesia per descrivere il tecnico viola all'indomani di una sfida contro la rivale Sampdoria. "Io alleno questa squadra, ma non è mia" è solo l'ultima frecciata di un allenatore che non perde occasione per prendere le distanze dall'universo viola e per ribadire a modo suo che lui, in ogni caso, avrebbe fatto diversamente e avrebbe voluto altro.
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In direzione ostinata e contraria
La Fiorentina prova ad inseguire l'Europa e Sousa non perde occasione per sollevare polemiche. E il copione della rottura con l'ambiente si sta già consumando...
L'omelette con le uova a disposizione, Bernardeschi lanciato nel mondo dei top club dopo averlo visto distratti, i sogni infranti del gennaio 2016 e il neorealismo applicato. Sousa appare sempre più prigioniero della Fiorentina. Certo, la fine della pena è vicina ma nemmeno la lotta, o presunta tale, per l'Europa lo stimola e gli fa mettere da parte i rancori. La rottura con l'ambiente è già arrivata ed è un copione che nella sua breve e giramondo carriera è divenuta fattore prevedibile e quasi imprescindibile. Forse perfino stucchevole.
La società non ha risposto e probabilmente non lo farà. In questa fase è troppo più importante tenere bassi i toni e il profilo. E magari continuare ad ottenere risultati positivi per provare ad agganciare il treno in corsa per l'Europa. Riuscirci in questo clima da separati in casa sarebbe un miracolo doppio. Un mese e mezzo circa e il divorzio fra le parti sarà inevitabile. Gli anni a Firenze non saranno stati esaltanti, ad eccezione di quattro mesi, ma sono serviti per entrare da allenatore nel calcio che conta. Paulo si libererà della sua prigione dorata e magari farà anche un upgrade andando ad allenare in un club più ricco e ambizioso. E forse lì, scontrandosi con la vera realtà, capirà che il calcio dell'equazione voglio uguale compro esiste soltanto nei videogiochi. O quasi.
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