Non si chiama Nino, non indossa la maglia numero sette e non ha dodici anni, ma ventuno, compiuti a febbraio. Federico Bernardeschi, però, un elemento in comune con il protagonista della canzone “La leva calcistica della classe ‘68” ce l’ha: il futuro roseo. A tal proposito, Francesco De Gregori cantava: “Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”.
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“Il ragazzo si farà”. E non ha le spalle strette
Berna sta arrivando alla piena maturità calcistica, dimostrando di essere un giocatore vero. La prestazione di Genova è stata straripante
Il talento di Carrara sta arrivando alla piena maturità calcistica, dimostrando di essere un giocatore vero. E le spalle non sono strette affatto. Ilicic e Kalinic, grazie ai gol di Genova, sono sulla bocca di tutti, ma contro la Sampdoria Fede (come lo chiamano gli amici) ha sfoderato probabilmente la miglior prestazione stagionale. Quantità e qualità mischiate nella stessa partita. In molti lo vorrebbero vedere sulla trequarti, più vicino alla porta dove potrebbe mostrare maggiormente la sua inventiva, ma sulla fascia – destra o sinistra non fa differenza – Berna ci può stare eccome. “Vivere” nella parte laterale del campo non è un problema per lui, anzi quella zona sembra esser diventata il suo habitat naturale. E’ un motorino da quanto corre. La sua voglia e la sua capacità di rincorrere l’avversario da bandierina a bandierina sono encomiabili. Spirito di squadra, sacrificio e volontà di aiutare i compagni: tre “ingredienti” che ormai fanno parte del bagaglio tecnico di Bernardeschi.
Quantità, corsa, dribbling, reattività di gamba, ma anche qualità. A Genova ne ha mostrata tanta. Avrebbe meritato il gol, sarebbe stato il primo in campionato, il secondo in stagione dopo quello segnato contro il Belenenses in Europa League. Il tiro da posizione defilata nel primo tempo e la conclusione diretta all’incrocio dei pali nella ripresa sono state due chicche, ma Viviano gli ha detto di no.
La sensazione è che Berna – straripante ieri al Ferraris - si trovi meglio a destra che a sinistra perché ha la possibilità di rientrare verso il centro del campo per poi provare la botta con il mancino, il suo piede forte.
In pochi mesi la sua vita calcistica è cambiata. In estate sembrava potesse lasciare la Fiorentina, la Juventus – non una squadra qualunque – lo aveva messo nel mirino. Il classe 1994 pareva scettico del progetto Sousa, per questo motivo i tifosi non l’hanno visto di buon occhio per un certo periodo. Il tecnico portoghese, esperto comunicatore, l’ha convinto non solo a restare a Firenze, ma anche a giocare in un ruolo che fino adesso non aveva mai ricoperto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sulle spalle ha il dieci, ma corre come se fosse un terzino. Vista la posizione in campo e se il calcio fosse quello di una volta, probabilmente indosserebbe la maglia numero sette. Come Nino. “Il ragazzo si farà”. E non ha le spalle strette.
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