Riceviamo e pubblichiamo questo contributo scritto dal presidente dell'USD Casellina Giovanni Bellosi
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Il Presidente del Casellina propone l’azionariato popolare insieme ai Della Valle per rinnovare il patto viola
Le parole di Giovanni Bellosi: "La solidità dei Della Valle affiancata dalla passione dei tifosi Viola, con Antognoni, finalmente di nuovo in società, a fare da collante e garante e magari anche con qualche altra necessaria novità fra dirigenti...
Una della novità, forse la più importante, fra quelle annunciate al momento della rifondazione della Fiorentina (allora Florentia Viola) riguardava la promessa futura presenza di una quota di azionariato popolare nella proprietà e quindi anche nella gestione societaria. Belle intenzioni che finirono presto dimenticate da tutti, tifosi, amministratori pubblici e dirigenti viola; io le ricordo invece bene perché allora, dai microfoni di Radio Studio 54 dove spesso ero ospite, rappresentai una posizione di contrarietà al progetto dei Della Valle di allora. I motivi che mi spingevano in questa direzione erano sostanzialmente due: l'affidamento della ricostruzione viola fu affidata direttamente e a senso unico ai Della Valle, senza alcun tipo di procedura di evidenza pubblica che potesse consentire a chiunque di avanzare la propria offerta di ricostituzione della Fiorentina e poter cosi scegliere il progetto migliore; inoltre anche la promessa di azionariato popolare mi pareva vana e demagogica. Su quest'ultimo argomento avevo ragione io; sul primo probabilmente no, perché altre proposte serie e solide come quella dei Della Valle in giro non ce n'erano all'epoca e i tempi per iscriversi almeno in C2 erano strettissimi. La dimenticata quota di azionariato popolare è in realtà alla base dei guai di queste settimane: l'idea era proprio quella -giusta- di affiancare un gruppo economicamente solido ma lontano dal calcio e da Firenze ad una componente maggiormente coinvolta ed espressione della Fiorentinità. Da questo mancato passaggio ne è nata una società appunto economicamente solida, ma poco empatica e con scarso feeling con la piazza, fino a risultare in tanti passaggi algida: di fatto il vero amore tra proprietà e città non c'è mai stato, neanche nei momenti migliori. Anzi tante incomprensioni, con l'allontanamento prima di Diego seguito, a fasi alterne, da quello di Andrea. Fino all'annuncio di oggi. Personalmente non credo sia tutto da buttare, anzi: la tranquillità economica, la seria programmazione economica sono oggi, volenti o nolenti, i valori più importanti di una società di calcio professionistico. Prima ancora dei risultati, da tifoso spiace dirlo, ma la storia di questi anni lo insegna. D'altro canto, non vedo tutti queste masse di imprenditori fiorentini vogliosi di investire nel calcio, se ci sono anzi si facciano vivi, c'è tanto bisogno anche a livello giovanile. Ed attenzione alle suggestioni cinesi, arabe o asiatiche: non è tutto ora quello che luccica, tante volte sono più i bluff che gli interessi seri e tante altre volte ancora sono meteore che una volta passate lasciano macerie. Perché allora non riavvolgere il nastro e tornare all'idea di azionariato popolare? Ben inteso, non da solo, non come azionista di maggioranza. Non ne vedo le risorse sufficienti nè la necessaria autodeterminazione in città. Piuttosto, proprio la formula che si prometteva all'origine: un 20% di quote societarie che i Della Valle potrebbero generosamente mettere a disposizione dei tifosi attraverso una sottoscrizione popolare che potrebbe anche contribuire alla costruzione del nuovo stadio. La solidità dei Della Valle affiancata dalla passione dei tifosi Viola, con Antognoni, finalmente di nuovo in società, a fare da collante e garante e magari anche con qualche altra necessaria novità fra dirigenti e amministratori, sempre nell'ottica di un rinnovato patto con la città. Prima di buttare via tutto perché non provarci? Il braccio di ferro che si profila non promette niente di buono per nessuno , men che meno per la Fiorentina.
Giovanni Bellosi
Presidente Usd Casellina
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