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Il paradosso di Baba: più segna, più si allontana (ma poi rimane)

La storia d'amore (poco) e delusioni (tante) tra la Fiorentina e Babacar ci ha insegnato che il parametro "reti segnate" influisce ben poco sullo stato d'animo della coppia

Simone Torricini

La carriera di Babacar ha preso il via quando il senegalese era ancora il più classico degli enfant prodige, e ad ora non sta confermando le straordinarie attese a cui ci aveva preparato. Prendiamola in analisi e scomponiamola in tre mini cicli: un primo, composto dalla trafila nel settore giovanile e proseguito con le primissime esperienze tra i grandi; un secondo, fatto di prestiti e di tanta gavetta tra Spagna e Serie B; un terzo, che comprende l'attualità e più in generale gli anni della maturazione. O presunta tale, insomma.

Concentriamoci adesso sul terzo mini-ciclo, di fatto l'unico di cui si può parlare senza il rischio di mancata contestualizzazione. Rischio che si presenterebbe se denigrassimo le sue prime 23 presenze in Serie A (con un solo gol all'attivo) o, viceversa, se esaltassimo l'annata strepitosa vissuta tra 2013 e 2014 al Modena di Novellino. La prima stagione vera e propria di Baba con la maglia della Fiorentina è quindi la 2014/15, l'ultima con Montella in panchina. Il senegalese, allora 21enne, mise insieme 9 reti e 1.365 minuti tra campionato e coppe per un totale di circa un centro ogni 150 minuti: numeri discreti, per quello che allora era di fatto poco più che un esordiente.

Durante l'estate l'Aeroplanino salutò senza troppi convenevoli, lasciandosi dietro una notevole scia di polemiche. Al suo posto arrivò Sousa: giusto in tempo per chiedere Kalinic, ottenerlo ed innamorarsene. Baba non potè che risentirne sul piano del minutaggio, ed iniziò ad essere messo in discussione. Nel corso della stessa estate aveva prolungato il contratto che lo legava al club ed era diventato uno dei giocatori più pagati della rosa in assoluto: anche per questo motivo si trovava alla prima stagione in cui sentiva veramente il bisogno di imporsi. Invece arrivò a maggio con 7 reti segnate (le 5 in campionato portarono 6 punti alla squadra) e appena 1.119 minuti complessivi, totalizzando comunque la media di circa un gol ogni 160 minuti. Al rompete le righe il suo rendimento era molto simile a quello della stagione precedente, ma da parte sua non si manifestò mai l'intenzione di cambiare aria.

Ed arriviamo al presente, al 2017. Per la prima volta da quando veste la maglia della Fiorentina un ormai 24enne Babacar ha raggiunto la doppia cifra, e lo ha fatto con ben otto giornate alla chiusura dei battenti: un risultato considerevole, affiancato dal minutaggio che cresce in proporzione rispetto alle passate stagioni. Eppure, per via di ciò che sta dietro ai numeri e ai rapporti tra gol e minuti giocati, per Babacar le cose procedono tutt'altro che a gonfie vele. La non-esultanza contro il Bologna, emblema di una condizione personale tutt'altro che serena, è soltanto l'ultimo atto di una storia che ha del paradossale sin da quando è iniziata. Una storia minata da delusioni in serie, da promesse non mantenute figlie di un carattere mite - troppo - che tende a comunicare con sguardi e atteggiamenti piuttosto che attraverso le parole. Il lasso di tempo che va da ieri pomeriggio agli ultimi mesi chiarisce nel migliore dei modi la particolarità della situazione, e riassunto dovrebbe suonare più o meno così: all'interno di un contesto in cui l'allenatore in primis non gode della fiducia della piazza, Babacar si è smarrito, ha accumulato tensione, salvo poi tornare in campo e fare centro (il decimo, noccioline fino ad un certo punto) nel giro di una manciata di minuti. Delizia prima e croce poi, per esaltare il contrasto che nel rapporto tra la Fiorentina e il suo figlioccio regna sovrano.

Un rapporto che è strano da pensare e strano pure nei fatti. Come ad esempio quelli legati alle vicende di mercato: arriva giugno e Babacar sembra sul piede di partenza, poi rimane salvo essere messo nuovamente sulla porta a gennaio - e rimanere nuovamente. Sempre in discussione tanto quanto sempre in rete, ma mai convincente per più di qualche partita consecutiva. Se giudicare Baba solo attraverso i numeri è impossibile lo si deve proprio a questa instabilità, sempre più solida anno dopo anno, e che adesso va addirittura nella direzione opposta rispetto all'incrementare del feeling con il gol del senegalese. Quindi ci poniamo una domanda (retorica?), che poi è sempre la stessa: potrà mai un ragazzo tanto particolare diventare importante per la Fiorentina?

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