La nuova stagione della Fiorentina ha portato in dote un regalo tanto inaspettato quanto piacevole: Adem Ljajic in stato di grazia. Qui non si parla semplicemente di una forma atletica nella quale eccelle rispetto ad altri compagni anche grazie all'aiuto della giovane età; bensì di un'inedita condizione mentale che mai era stata così solida.
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Il fu Adem Ljajic
Umiltà, corsa, sacrificio. Moena cambia il serbo.
Ciò che dice in sala stampa, quando esterna la sua grande voglia di dimostrare il proprio valore (LEGGI QUI), vede riscontri concreti sul campo. In partita, dove corre e si sacrifica come mai prima, ed in allenamento limitando al minimo stucchevoli giocate, come i cucchiai o altro. L'umiltà è il suo nuovo credo. Il Ljajic presuntuoso e svogliato che tanto si è visto nella scorsa stagione sembra non essere mai esistito.
Quando manca un giorno alla conclusione del ritiro, si è avuta la riprova che anche i tifosi lo hanno compreso e perdonato per quanto successo quella sera del 2 Maggio contro il Novara. All'uscita dal campo dopo 76 ottimi minuti nell'amichevole vittoriosa con l'Aris Salonicco, solo applausi e tanto affetto verso chi aveva pugnalato tutti alle spalle con quella reazione scriteriata quando la squadra era sull'orlo della B.
Fin qui però si è giocato solo calcio estivo che, ai fini della stagione, è poco o nulla attendibile. Quando in palio ci saranno i tre punti e gli applausi del "Franchi" (più difficili da conquistare rispetto a quelli del "Benatti" di Moena) si potrà fare una stima realistica sulla sua utilità alla squadra. Montella, così come la società ci conta. Ai blocchi di partenza della stagione ufficiale ha tutto per essere titolare e difficilmente qualcuno lo schioderà dall'undici che affronterà il primo turno di Coppa Italia il 18 Agosto.
Sa di essersi già giocato il primo ed ultimo jolly della sua carriera fiorentina, ma se il nuovo Ljajic riuscisse a mantenere quest'incrollabile forza di volontà non ne necessiterebbe di altri. Il tempo sarà l'unico giudice di una scommessa che val la pena di essere giocata.
LORENZO BENEDETTI
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