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I romantici del pallone

E’ L’ULTIMA squadra romantica, l’estremo rifugio di chi ritiene il blatterismo una piaga biblica per il calcio al pari delle cavallette e delle canzoni coreane. L’Athletic Kluba è il club …

Redazione VN

E’ L’ULTIMA squadra romantica, l’estremo rifugio di chi ritiene il blatterismo una piaga biblica per il calcio al pari delle cavallette e delle canzoni coreane. L’Athletic Kluba è il club di Bilbao conosciuto nel mondo per una prerogativa che lo rende unico: quella di tesserare solo giocatori baschi, quasi tutti provenienti dal vivaio. Una sorta di nazionale dell’orgoglio regionale. Distante anni luce dal calcio pariolino del Barcellona, agli antipodi del football getta miliardi del Real Madrid, il fascino dell’Athletic Bilbao sta proprio in questo senso di appartenenza che fa diventare meraviglia anche i tackle nella mota, i traversoni alla cieca e le mischie furibonde a difesa della propria area. Un calcio autarchico, ciompo e alessiotendato, che comunque non ha impedito di vincere 8 campionati, 23 Coppe del Re ed una Supercoppa. Mica solo questo.

NOTI come «Los leones» (lo stadio del Bilbao è dedicato a Mames, un cristiano che i Romani diedero in pasto ai leoni che però si rifiutarono di mangiarlo) i giocatori del Bilbao non solo spesso si mangiano gli avversari in quanto atleti/tifosi, ma fra le loro fila hanno annoverato campioni da leggenda: dai portieri Iribar e Zubizarreta, a Goikoetxea e Guerrero fino agli attaccanti Zarra e Gorrostiza. Senza che mai nessuno di loro si sia sognato di andarsene a parametro zero con scusette degne di un film con Mario Carotenuto e Orchidea De Santis.

EMBLEMATICO il caso del difensore Alkorta che, per risanare il bilancio del club, se ne andò piangendo al Real Madrid, e poi tornò per esaudire un desiderio del padre malato, che aveva chiesto di rivedere il figlio in campo con la maglia biancorossa. L’altra faccia del montolivismo. Amen.

Ora: a suo modo anche la Fiorentina nel suo piccolissimo ha una storia che profuma di Bilbao. Riguarda Emiliano Viviano, portiere che ha anteposto il senso d’appartenenza alla logica dell’interesse pur giocare nella squadra del cuore. Forse il peso di questo amore, forse l’emozione per la maglia, fin qui non ha reso come ci si sarebbe aspettato, al punto che anche oggi a Udine sarà in panchina. Per questo c’è chi dice che stia addirittura per essere ceduto al Bologna. Chi ha il cuore caldo di viola non potrebbe che dispiacersene. Perché, oltre la logica della scelta tecnica. se davvero l’avventura di Viviano a Firenze fosse già al capolinea, sarebbe la sconfitta di un’idea. L’idea di un calcio dove il cuore conta più del conto in banca. L’idea di un calcio con meno Mino Raioli e più Alkorti. Un calcio stile Athletic Bilbao, forse demodé ma non certo demorale.

Stefano Cecchi - La Nazione