Il popolo viola, si sa, è capace di amare i propri beniamini, quanto di disprezzare o fare ironia su chi non porti rispetto verso i propri colori o non metta il giusto impegno nella causa. Lo si è visto rispettivamente con Rossi, con Gomez e con Babacar.
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I dolori del non più giovanissimo Babacar
L'attaccante senegalese è passato in una stagione da grande promessa per il futuro viola a oggetto misterioso da piazzare sul mercato
Già, Babacar. Da suo coetaneo ho sempre provato una particolare simpatia per lui: è il primo classe 1993 che ho sentito entrare nel mondo del calcio professionistico, in un periodo poi in cui la Fiorentina non brillava del tutto in attacco (come vice Gilardino c'erano prima Castillo e poi Keirrison).
E quel suo esordio, in Coppa Italia, col Chievo. Era il 14 gennaio del 2010, e Baba non aveva ancora compiuto 17 anni. Ed era lì, in attacco, al fianco di Adrian Mutu. 3-2 il risultato finale, con gol del momentaneo 2-2 del senegalese e assist decisivo per Mutu (che segnò una doppietta).
Ma era ancora presto per la sua vera consacrazione.
Tre anni in prestito tra Racing, Padova e Modena, ed ecco che Khouma sembrava pronto, nella stagione 2014-2015, a dare una mano alla causa della Fiorentina di Mister Montella. Partiva dietro a Gomez e Rossi, ma l'infortunio di Pepito lo mandò subito in campo, tanto che alla quinta giornata, contro il Torino, trova la sua prima rete stagionale sull'altro gioiello proveniente dal settore giovanile viola, Federico Bernardeschi.
Ed ecco che partirono titoloni: la coppia di giovani promesse fu chiamata “B2”, e tutti riponevamo le nostre speranze in questi due giocatori. La coppia in realtà dura poco, visto il brutto infortunio del numero 10 (allora con il 29 sulle spalle), lasciando il solo Baba come enfant prodige viola.
Pochi giorni dopo arriva il missile terra-aria che batte Handanovic nel 3-0 casalingo contro l'Inter, poi le reti a Udinese (doppietta), Guingamp, Chievo, Sassuolo (un'altra doppietta) e Dinamo Kiev.
9 reti stagionali. Non un bottino esaltante, ma un buon curriculum per prendere il posto di Mario Gomez (che passa al Besiktas) e provare il grande salto.
Tanto che, all'arrivo di Kalinic, doveva essere proprio Khouma il titolare. Ma la forma smagliante del croato e uno stile di gioco, quello di Sousa, non congeniale alle caratteristiche del senegalese, relegano il numero 30 in panchina. Aggiungendo delle prove non proprio esaltanti finisce in pianta stabile fuori dall'11 titolare dell'allenatore portoghese, fino all'ipotesi cessione durante questa estate.
Tante le voci di mercato, specialmente dalla Premier League con West Ham, Middlesbrough e Crystal Palace apparentemente interessate, ma ancora nulla di fatto: gli Hammers hanno preso per il ruolo Ayew e puntano ancora Bacca del Milan, il Boro ha già ingaggiato Negredo e dalle Eagles ancora nessuna offerta ufficiale.
Al momento ancora in viola, quindi, con poco più di due settimane di mercato in cui Corvino cercherà potenziali compratori per lui e per il tedesco Gomez, con l'obiettivo di ricavare 13-14 milioni dalla loro cessione.
Non è da escludere, per il 23enne, una cessione in prestito (anche in Italia, con il Sassuolo molto interessato) o la permanenza in viola, partendo però come terza o quarta scelta.
Ma forse, dopo un periodo così difficile, la partenza sarebbe la scelta migliore per un giocatore che, a 23 anni, non può più essere considerato giovanissimo, sebbene abbia ancora molti anni di carriera davanti.
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