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Guerre jugoslave

Fiorentina-Roma è anche la storia di ragazzi che hanno vissuto situazioni difficili. Quando calcio e storia si fondono insieme...

Redazione VN

"Miralem Pjanic, nato a Tuzla (in Bosnia Erzegovina, ma quando nasceva Miralem questo pezzo di terra si chiamava ancora Jugoslavia) il 2 aprile 1990. Nazionale bosniaco, ha esordito però con la selezione Under 17 del Lussemburgo, paese nel quale, dopo lo scoppio della guerra di Bosnia nel 1992, si rifugiò con la famiglia. È figlio delle bombe, Miralem. Il 2 maggio 1992 Pjanic aveva da poco compiuto due anni e la "sua" Sarajevo era completamente assediata dalle forze serbo-bosniache. Strade bloccate, così come rifornimenti di viveri e medicine. Acqua, elettricità e riscladamento non c'erano più. Dovette invece assistere allo scempio della città un altro giallorosso, Edin Dzeko, che all’epoca di anni ne aveva sei. "Avevo sempre paura, quando sentivamo gli spari o le bombe che cadevano, ci nascondevamo dove capitava. Potevi morire in qualsiasi momento" dirà poi il bomber di Wolfsburg, Manchester City e, adesso, Roma. Dzeko, un altro bosniaco, nativo di Sarajevo. Anche lui, assieme alla sua famiglia, spettatore dell’assedio di Sarajevo. Un assedio estenuante, iniziato nel 1992 e che durerà fino al 29 febbraio di 4 anni dopo. Dzeko non emigra, come fanno Pjanic e altre migliaia di bosniaci, ma resta lì, e vede con i suoi occhi, ogni giorno la città bloccata dall’Esercito della Republika Srpska di Bosnia (l'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina) . Destini incrociati di futuri campioni. Costretto ad emigrare fu anche Josip Ilicic, nato a Prijedor, cittadina nel nord della Bosnia. Josip è piccolissimo quando deve lasciare la sua Bosnia, dove vi è il padre che non conoscerà mai. Il bambino scappa in Slovenia insieme alla famiglia, perché lì la situazione è un po’ più tranquilla. È qui che Josip Ilicic inizia a tirare i primi calci al pallone. Circa 280 km a est di Sarajevo c’è invece Kragujevac. Qui, il 30 agosto 1987, nasce Nenad Tomovic, in una città vittima da sempre degli eventi storici. Proprio qua, durante la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti fucilarono 2.700 uomini, tra i quali un’intera generazione di ragazzi presi direttamente dalle scuole: il monumento in ricordo degli scolari uccisi è oggi simbolo della città. Tomovic iniziava qua a giocare a calcio, nelle giovanili della squadra locale del Radnički Kragujevac, quando la NATO, distrusse l’importante fabbrica di automobili “Zastava”, polmone dell’economia locale, e più di 30.000 operai persero il proprio lavoro. Nel bel mezzo della Guerra Civile croata nascono Milan Badelj e Nikola Kalinic: il primo, a Zagabria nel 1989, il secondo a Salona, vicino alla costa, un anno prima. Questi due però, a differenza degli altri, non vivono la guerra in prima persona, ma solo l’arrivo, massiccio, di migliaia di croati scappati da altre città della nazione. Pjanic, Dzeko, Ilicic, Kalinic, Badelj e Tomovic: storie simili e diverse che si ritroveranno , tutte, domenica alle 18 per Fiorentina-Roma. Una sfida scudetto che porta dentro vicende di uomini, prima ancora che calciatori, che sanno cosa vuol dire lottare e non si lasceranno intimidire da un evento come quello di domenica alle 18 al “Franchi”. Quando calcio e storia si fondono insieme…