Al termine della sua ultima vittoria, quella di sabato scorso contro il Milan, si è lasciato andare: "Sicuramente quel che ha fatto fino ad ora Mourinho è da apprezzare e da seguire, non tutti riescono ad essere come lui, ma certe idee si apprezzano e cerchiamo di metterle in pratica". Vladimir Petkovic sembra avere le idee chiare. Nato a Sarajevo nel '63, quando ancora era una città jugoslava. Si fa chiamare "dottore" per la sua passione culturale (parla otto lingue,divora molti libri) o, forse, per la sua abilità di compiere miracoli sportivi. Eppure la sua storia, fino ad adesso, è scarna di trofei e vittorie.
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FOCUS: Petkovic, il “dottore” che si ispira a Mou
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Da calciatore milita fino all'età di 24 anni in Jugoslavia, dove ottiene il suo unico successo da giocatore conquistando il campionato jugoslavo nel '85. Due anni dopo si trasferisce in Svizzera, a causa della guerra appena iniziata nei Balcani lo stesso anno. Qui ci resterà a lungo. Gioca soprattutto nel Sion e nel Bellinzona dove, una volta ritiratosi nel 2000, inizierà la sua carriera da allenatore. L'unico suo campionato vinto, per il momento, resta quello del 2003, quando portò il Malcantone Agno alla promozione dalla terza alla seconda categoria del campionato elvetico, sfiorando anche la massima serie.
Dal 2005 al 2008 torna al Bellinzona e riesce a portare la società in Super League (la massima serie) ma, col cambio della dirigenza, Petkovic non rientra nei piani e viene messo alla porta. Dal 2008 al 2011, quindi, passa agli Young Boys. Qui assapora anche un po' d'Europa ma, da subito, capisce che il gusto è assai amaro: eliminato nei preliminari di Champions dal Tottenham e, poi, nei sedicesimi di Europa League dallo Zenit. Viene sollevato dall'incarico, pochi mesi per un'esperienza in Turchia e, poi, torna al Sion. Qui ottiene, a maggio del 2012, una salvezza insperata, riuscendo a portare la squadra ai play out, vincendoli e, dunque, a superare l'ostacolo dei 36 punti di penalizzazione inflitti al club per illeciti commessi in Europa League. Un altro miracolo del dottor Petkovic.
A fine maggio firma un biennale con la Lazio, con la quale ottiene 18 punti nelle otto gare finora disputate, con una media di 2.25 punti a partita, frutto di 6 vittorie e 2 sconfitte. La Lazio di Petkovic, infatti, non ha ancora conosciuto il segno "x" del pareggio in Serie A. 15 gol fatti (6 in più dei viola) e 8 subiti (uno in più della Fiorentina). La sua filosofia? Concretizzare tutte le occasioni prodotte. Per dirla con le sue parole avere nel sangue quel "killer instinct" che, contro il Panathinaikos, invece è mancato.
MATTEO DOVELLINI
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