L'umiltà è la ricetta del suo vivere quotidiano, l'onestà la linea guida. Se Eduardo Macia ha deciso di lasciare la Fiorentina, dopo aver dichiarato a più riprese di sentirsi parte integrante del progetto, ci saranno stati validi motivi. Negli ultimi mesi il suo modo di intendere il futuro non collimava più con quello del club ed ecco che si è scelto per il divorzio. Per capire però quale sia il modo di pensare e di agire di Eduardo occorre fare qualche passo indietro e tornare a quando era un ragazzo. All'età di 21 anni è stato obbligato a lasciare il calcio per dei problemi alla schiena che tutt'oggi gli creano difficoltà anche a giocare qualche partitella con gli amici. La voglia di lottare e non arrendersi però ce l'ha sempre avuta, fin dalla nascita, quando un problema allo sviluppo dell'udito lo ha costretto ad imparare a leggere il labiale per comunicare. La sua vita è stata una corsa continua.
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Eduardo, un sognatore cosmopolita che non si è arreso
L’ex Dt viola riparte da zero: in viola ha portato idee positive e intuizioni. Il suo passaggio a Firenze non sarà vano…
Col tempo ha sviluppato una tecnica maniacale per seguire i calciatori, soprattutto quelli giovani. Il suo database è rappresentato da uno schedario di relazioni tecniche su migliaia di giocatori. Spesso e volentieri è lui stesso che va nei vari campi per guardare partite ed è lì che si evince la sua disponibilità nel dare relazione a cronisti alle prime armi così come alle prime firme: un uomo con un unico abito. Per Eduardo, nel calcio come nelle vita, i giovani sono uomini da valorizzare e non merce da sfruttare. Nei tre anni e mezzo in viola Macia ha collaborato con Pradè sul mercato, per la rifondazione della Fiorentina sotto l'egida di Montella e per la sua crescita. Gli acquisti spagnoleggianti come Gonzalo, Borja Valero, Alonso e Mati Fernandez vanno ricondotti a sue brillanti intuizioni. Lo stesso arrivo di Joaquin è stato guidato da lui mentre tra le operazioni meno fortunate possiamo inserire quella relativa a Iakovenko.
Al di là dei singoli nomi Macia ha portato a Firenze tutta la sua cultura calcistica cosmopolita, mettendo a disposizione del team di lavoro tutto ciò che ha appreso nelle precedenti esperienze. Una delle novità portate, introdotte con le cessioni di Ljajic e Seferovic, è la percentuale di guadagno sulla vendita futura dei calciatori da parte del club acquirente. Eduardo lascia il nostro calcio nel momento in cui vengono abolite le comproprietà sul mercato, una tecnica pericolosa che a suo dire rischiava di far crescere i calciatori in maniera confusa e casuale. La Fiorentina gli ha dato fiducia, ha creduto nella sua idea di calcio e l'ha sposata fin dal primo momento ma forse non si è abbandonata completamente ad essa. A lungo termine il Direttore Tecnico non ha conquistato lo spazio che sperava e ha deciso di rimettersi in discussione nel Betis Siviglia dove, per inciso, ritrova il viola Cristiano Piccini. Nei mesi scorsi il Barcellona aveva contattato più volte Macia che aveva sempre detto di no, per lui contava solo la Fiorentina. Adesso che qualcosa si è inceppato è pronto a ripartire con l'entusiasmo di sempre e quella regola non scritta di cui è fermamente convinto: chi si ferma è perduto.
In bocca al lupo Eduardo, da oggi il Betis Siviglia avrà qualche tifoso in più a Firenze.
STEFANO ROSSI
Twitter @StefanoRossi_
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