La colpa è dei tifosi, e mi ci metto anche io nel mazzo. Ci piacciono le illusioni. Siamo un po' creduloni e, se non lo siamo, tentiamo di diventarlo. Evitiamo di vedere, leggere, sapere ciò che non ci piace. E i calciatori in questa melassa di "tifosi meravigliosi", "città eccezionale", "società con un progetto" (oggi un progetto non si nega a nessuno), "squadra ambiziosa", "compagni straordinari" ci sguazzano come papere nello stagno. Non voglio fare il discorso sulle "bandiere che non ci sono più", perché forse, tranne qualche rarissima eccezione, non ci sono mai state. Il tema che offro al dibattito è questo: se un calciatore è un professionista e le società di calcio delle aziende, ha senso pensare che esista uno spazio per il sentimentalismo? Può esistere davvero l'"amore per la maglia"? Quando il calcio mercato dà il meglio (o il peggio) di sé, come in questo momento di voci continue ed incontrollate, ci mette di fronte ad una realtà spesso poco simpatica. Cosa volete importi a Jovetic della Fiorentina? (parlo di lui ma potrei indicare praticamente ogni giocatore di serie A). E' nato qui? E' cresciuto qui? Niente di tutto questo. E' naturale che i suoi obiettivi (come quelli di qualsiasi professionista) siano di lavorare per una società più prestigiosa e guadagnare più soldi. Chi di noi rinuncerebbe ad un avanzamento di carriera e ad uno stipendio più robusto? C'è però un distinguo da fare. Diversamente da chi lavora in una qualsiasi azienda, il calciatore sa, o almeno dovrebbe sapere, di operare in un mondo che vive su passioni irrazionali. Il tifo per una squadra di calcio è l'unica cosa che non si può cambiare (a parte qualche opportunista di facciata). Politica, religione, amore prevedono conversioni e ripensamenti. Il tifo per la propria squadra, no. E' un elemento che merita considerazione e va maneggiato con cura. Un po' più di chiarezza, seppure cruda, e un po' meno proclami, spesso ipocriti, denoterebbero rispetto per chi impegna la propria passione nel seguire una squadra di calcio. Sotto questo aspetto è da apprezzare Toni quando disse che voleva andare all'Inter per vincere qualcosa. O il vituperato Montolivo che, all'inizio del campionato scorso, annunciò che non avrebbe rinnovato il contratto con la Fiorentina. Si può discutere sulla mancata riconoscenza per chi ti ha fatto crescere, non sulla chiarezza. La stessa che vorrei, in questo frangente, da Jovetic, Ljajic, Pizarro. Non sono degli ebeti, né degli interdetti. Possibile che debbano far parlare solo i procuratori? Poi, noi tifosi masochisti, continueremo a cullarci nelle illusioni. Perché siamo fatti così. Però loro dimostrerebbero di avere un pizzico di personalità anche fuori dal campo.
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E’ “colpa” dei tifosi, ma Jovetic, Ljajic e Pizarro…
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