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L'intervista

Duncan: “Il calcio mi rende felice. Il goal al Milan una liberazione”

Duncan

Duncan sta disputando un'ottima stagione con la Fiorentina, la gestione di Italiano gli ha permesso di rivalutarsi

Redazione VN

Alfred Duncan è il protagonista di una lunga intervista, realizzata dai media della Fiorentina, nel quale si racconta a 360°. Il ghanese sta disputando un'ottima stagione a Firenze, sotto la guida di Italiano che ha saputo rivitalizzarlo. Vi proponiamo alcuni dei passaggi più interessanti del suo lungo racconto. L'intervista completa è disponibile sui canali ufficiali del club gigliato.

L'infanzia -  "Sono cresciuto in un quartiere un po’ particolare di Accra. Non è bellissimo, ma è lì che sono cresciuto come ragazzo. Ho iniziato giocando per strada, con i miei amici, divertendomi. Ed è questo che mi ha aiutato a diventare quello che sono. Prima ero molto leggero, ma giocando queste partite sono diventato tosto. [...] Tutto ciò che ho imparato ad Accra l’ho portato con me in Italia. E’ questo che mi ha completato. Senza questo non si può arrivare a certi livelli".

Il calcio - "È quello che mi rende più felice nel complesso, quindi per me è tutto. Una volta che sono arrivato in Italia ho cercato di imparare le cose velocemente. Soprattutto la lingua. Non è stato facile, soprattutto ambientarsi. Avevo voglia di imparare cose nuove, conoscere persone, fare nuove amicizie. Ho cercato di imparare tutto da tutti quelli che mi stavano intorno.

La Serie A - "Arrivare in Serie A non è facile. Ci sono tanti giocatori con qualità, ma poi fanno fatica ad arrivarci. Devi tollerare magari di non giocare tutte le partite. Con le tue caratteristiche puoi fare la differenza, in un modo o nell’altro. [...] La pressione esiste e può essere un fattore determinante. Un giocatore può avere delle qualità spaziali, ma le partite si ‘sentono’. Ed è giusto anche avere questa paura. Perché se non hai paura vuole dire che non ci tieni a ciò che fai. Giocare davanti a tanti tifosi deve essere uno stimolo, ho fatto la scelta di accettare la Fiorentina per questo: un conto è giocare davanti a 10.000 tifosi, un conto 40.000. Fa un altro effetto".

Il goal - "Un allenatore che ho avuto in passato mi diceva che la fortuna non esiste, ma bisogna prendersela. Per fare gol bisogna essere nella posizione giusta al momento giusto. Il gol con il Milan lo aspettavo da tanto tempo. Quei pochi gol che faccio mi rendono troppo felice. Dopo un gol per me è una liberazione, ed esulto come se fosse la fine del mondo".

Commisso e la società - "Andiamo in campo anche per il Presidente Rocco Commisso, si vede quanto ci tiene. Quando ci chiama e parla con noi lo sentiamo così vicino che ci fa rendere ancora di più in campo".

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