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Astori, il cavaliere invisibile come la fascia che porta al braccio

Il difensore ha saputo prendersi la stima dei tifosi, ed adesso qualcuno mormora: "Perché non dargli la fascia di capitano?"

Giacomo Brunetti

"L’invisibilità è la dote dei prudenti, coloro che sagacemente riescono ad emergere senza dover cavalcare l’onda del momento. Gli invisibili vivono all’interno di percettibili silenzi, nel limbo tra la riconoscenza e l’estro di chi prova a non passare inosservato. Qui sono collocate varie individualità che tentano con il lavoro e la tenacia di costruirsi qualcosa attraverso le gesta, quasi come in un girone dantesco: tra le anime che vi abitano, possiamo trovare Davide Astori, il cavaliere di questa Fiorentina. L’ha presa per mano, senza essere accecato dalla luce dei riflettori, quella che in un secondo può abbagliarti facendoti cadere a terra. Lui invece non è caduto, anzi ha saputo rimanere in equilibrio quando, arrivato a Firenze dopo la sfortunata parentesi romana, ha mutato la sua condizione da giocatore in balia delle sue qualità a cardine della squadra del futuro, quella di cui lui sicuramente farà parte. Chi lo avrebbe mai detto due anni fa, quando arrivò con un pezzo di maglia del Napoli addosso, dopo che la trattativa con gli Azzurri non si concretizzò, facendo sorgere alcuni punti interrogativi, spazzati via ben presto dalle prestazioni che gli valsero anche l’odore – rimasto tale – degli Europei.

"Così pezzo dopo pezzo Astori ha costruito il suo muro viola, quello sul quale qualcuno timidamente ha iniziato a scrivere: “Perché non dare la fascia a lui?”. Già, bella domanda su un giocatore sia da parole che da fatti. Le mani verso la Fiesole, al termine della sconfitta contro il Borussia Monchengladbach ed il pareggio contro il Torino, a testa alta guardando negli occhi i tifosi delusi: chiede scusa, consapevole che l’obiettivo è stato mancato. Cerca di tracciare la strada, continuando quella che ha percorso per arrivare a Firenze: da San Pellegrino Terme fino a Milano, dove arrivò dal "Ponte San Pietro, la squadra piú in voga della zona dopo l'Atalana", come ci racconta Stefano Tassis, che lo ha visto quando faceva il dirigente al San Pellegrino Terme. "Già qui si capiva che aveva qualcosa in piú degli altri, aveva giá un fisico imponente - continua il dirigente - È un ragazzo splendido, educato: quando torna in paese è sempre con i piedi per terra, è una delle sue fortune. Suo fratello Marco è stato per anni capitano del San Pellegrino Terme".

"E poi la Sardegna, con la sua tappa cagliaritana, talmente importante per la sua vita da farla diventare anche base per il futuro: qui si sviluppa l’altro lato di Astori, quello del Davide imprenditore. Se vi capita di passeggiare in Largo Carlo Felice, potrete gustarvi un cono presso la sua gelateria, per poi trascorrere la serata nel locale sul Lungomare Poetto, a Quartu Sant’Elena: sono pochi minuti di viaggio, ma anche lì Astori ha voluto investire. D’altronde la vista delle spiagge sarde strega chiunque. L'esperienza a Roma lo ha formato, mettendolo davanti alle difficoltà incontrate in questa avventura che avrebbe potuto segnare la sua carriera in negativo: prima della chiamata della Fiorentina, che in poco tempo lo ha visto diventare un perno della propria difesa.

"È sicuramente una delle certezze del futuro viola: Davide Astori è il cavaliere silenzioso, colui che ha saputo prendere in mano la squadra nel momento di sbandamento e, senza dare troppo nell'occhio, meritarsi la conferma e la rinascita.

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