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Dalla doppia CL alle due dimissioni: gli alti e bassi di Sousa

L’amicizia con R. Costa, l’esordio tra i grandi grazie ad un ex viola, il precoce ritiro: da Viseu alla panchina della Fiorentina

Redazione VN

30 agosto 1970, Viseu. L'inizio: Da Delfim e Maria Madalena nasce Paulo. E' il primogenito di una famiglia di origine umile, padre meccanico e madre sarta, ma che al figlio non fanno mancare l'affetto e le opportunità. Paulo cresce e oltre la scuola comincia a praticare sport. Non solo calcio, anche atletica e basket senza trascurare la formazione. Sì perché in origine avrebbe voluto fare l'insegnante di matematica, il destino però gli ha voluto riservare qualcos'altro. Qualcosa di più. Il primo segnale di una gloriosa carriera si manifestò sotto forma di chiamata dal Benfica. Una grande occasione col retrogusto della beffa perché Paulo, fin da piccolo, è sempre stato tifoso dello Sporting Lisbona. Malgrado la fede l'offerta viene accettata e appena 17enne Sousa si avvia alla carriera di calciatore professionista. Due anni dopo, nel 1989, si presenta la possibilità di esordire in prima squadra. A lanciarlo nel calcio dei grandi è Sven-Goran Eriksson, vecchia conoscenza della Fiorentina. In quegli anni, insieme a lui nel club c'è un altro talento in erba. Si tratta di tale Manuel Rui Costa, suo sincero amico fino dai tempi del settore giovanile.

Il successo ed il rapido declino - Prima di arrivare in Italia, Paulo riesce a coronare il sogno di indossare la maglia dello Sporting per una stagione, correvano gli anni 1993-94. Ottiene buoni risultati e parte per il nostro paese, direzione Torino, sponda Juventus. In due anni sarà protagonista di un ottimo rendimento e contribuirà in maniera preziosa alla vittoria di quattro trofei: campionato, Coppa Italia, Supercoppa italiana e Champions League. Alla fine di questo ciclo si sposta al Borussia Dortmund dove vince per il secondo anno consecutivo la coppa dalle grandi orecchie (proprio contro la Juventus): è il primo a riuscirci con due club differenti. Negli anni a venire comincia la sua parabola discendente con le esperienze all'Inter, al Parma, al Panathinaikos e infine all'Espanyol. Non riuscendo a trovare un club in linea con le sue ambizioni decide di ritirarsi a soli 32 anni, conservando dentro di sè una vena di risentimento nei confronti dello spietato mondo del calcio che troppo presto lo ha lasciato uscire di scena.

La nuova vita - Sousa decide di intraprendere la carriera da allenatore e comincia facendo l'assistente di Felipe Scolari nella Nazionale del Portogallo. Nel 2008 viene chiamato da Briatore, proprietario del QPR, per guidare la squadra londinese nella seconda divisione: qui incrocia un giovane attaccante di proprietà della Fiorentina, Samuel Di Carmine. A stagione in corso viene esonerato e l'anno dopo riparte dalla stessa categoria ma alla guida dello Swansea. Successivamente arriva la chiamata del Leicester City ma dopo pochi mesi rassegna le proprie dimissioni. Tenta anche l'avventura in un altro paese accettando la proposta ungherese del Videoton ma dopo un anno e mezzo, sempre per ragioni familiari, si fa da parte ma non prima di aver vinto due Supercoppa d'Ungheria e una Coppa di Lega. Nel 2013, solo sei mesi dopo, torna in sella e si accasa al Maccabi Tel Aviv dove vince uno scudetto. Un anno fa il salto in avanti: risponde alla chiamata del Basilea dove vince un altro campionato, il sesto consecutivo per il club elvetico. Domenica scorsa ha rimediato un pesante 3-0 contro il Sion nella finale di Coppa di Svizzera in quella che è (dovrebbe essere stata) la sua ultima partita con il Basilea. Firenze chiama, Paulo risponde. Ma questo è un capitolo ancora da scrivere...

STEFANO ROSSI

Twitter @StefanoRossi_