Quando Silvio Berlusconi compra il Milan, insediando Adriano Galliani al comando della società, è il marzo 1986: Bettino Craxi guida l'Italia, il Verona vince l'ultimo campionato e per cellulare si intende solo un mezzo di trasporto sicuramente da sconsigliar.
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Da Montolivo in poi: gli sgambetti di Galliani
Quando Silvio Berlusconi compra il Milan, insediando Adriano Galliani al comando della società, è il marzo 1986: Bettino Craxi guida l’Italia, il Verona vince l’ultimo campionato e per cellulare si …
Galliani, l'unico del Gruppo Fininvest ad avere un minimo di esperienza pallonara maturata nel Monza, sa che i Pontello si sono stufati, che stanno cominciando a pensare di rientrare dei soldi spesi. Un viaggio rapido del ragionier Adriano dalle parti di Piazza Savonarola, una montagna di miliardi nelle casse viola e sui conti correnti dei giocatori, ed ecco che Galli e Massaro diventano milanisti. È solo l'inizio di un fitto rapporto mai entrato in crisi come in questi turbinosi giorni di furbate, promesse, pepati comunicati e risposte piccate.
A parte un Van Basten soffiato ai viola nel 1987 (ma fu colpa della Fiorentina che non fece varlere un'opzione sul calciatore) e il prestito di Borgonovo nel 1988, con l'arrivo di Mario Cecchi Gori, socio alla pari di Berlusconi nelle produzioni cinematografiche, i rapporti tra i due club sono ottimi. Con Galliani nel ruolo di sorridente gran tessitore, l'autostrada Firenze-Milano diventa così molto frequentata. Dalla metà degli anni Novanta però crescono le ambizioni di Vittorio Cecchi Gori, che proprio a Berlusconi si ispira, mentre il Milan conosce tristi stagioni di transizioni. Insomma non c'è più tutta questa differenza e le trasferte fiorentine di Galliani diventano inevitabilmente più calde. In una in particolare si sfiora la rissa con il vice presidente Ugo Poggi, mai in verità troppo diplomatico. In confronto a quello che con molto sforzo all'epoca venne definito un «acceso scambio di opinioni», ciò che è accaduto lo scorso aprile in tribuna al Franchi è roba da educande. Nonostante questo, Galliani non rinuncia mai alla sua trasferta al Franchi, anche perché la Toscana è la sua seconda casa, viste le lunghe frequentazioni marine tra Tonfano e Forte dei Marmi. Lì capita spesso di incrociarlo per strada in ciabatte e bermuda.
A dirla tutta Galliani non ha proprio nulla contro la Fiorentina, solo che pur di trarre dei vantaggi per il suo Milan passerebbe sopra a tutto. Anche al pudore, come nel caso Montolivo, quando per mesi ha negato un accordo preso con almeno un anno di anticipo, in barba a tutti i regolamenti. Una beffa, un forte danno economico, un punto di non ritorno che i Della Valle non hanno mai digerito, un cerchietto rosso ben segnato sulla propria agenda personale e di cui si sono immediatamente ricordati in questi caldissimi giorni di agosto. Ma Galliani è anche l'uomo che nell'ottobre del 2008 ha portato tutto il Milan vecchio e nuovo al Franchi per Stefano Borgonovo. Ed è anche il dirigente che che il 18 novembre 2011 chiese alla Fiorentina di ritardare la cerimonia che intitolava la sala stampa a Manuela Righini perché voleva essere presente e omaggiare così una grande giornalista di acclarata fede viola con cui aveva più volte dialetticamente duellato in passato. Dottor Jeckill e Mister Hide, dunque, dipende dagli interessi in ballo .
David Guetta - Il Corriere Fiorentino
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