Essere o non essere (ancora) un top player, questo è il dilemma. Parliamo naturalmente di Stevan Jovetic che, in quanto giocatore più importante della Fiorentina, è sempre il più chiacchierato, nel bene e nel male. E non potrebbe essere diversamente dopo che il club viola ha detto di no, in estate, a offerte da 30 milioni di euro, resistendo al braccio di ferro col suo procuratore. JoJo ha aspettato l'evolversi degli eventi in silenzio, provando a far finta di nulla su quanto gli succedeva intorno e presentandosi in gran forma per l'inizio del campionato. Numeri da campione: 5 gol in 8 giornate, per una media di 0,625 a partita e un peso specifico impressionante sull'andamento della formazione gigliata. Basti pensare che le 3 vittorie (su 3) portano la firma del montenegrino che, da solo, ha segnato oltre il 55% delle reti di squadra (9) offrendo peraltro il più comodo degli assist per un altro gol segnato su azione, cioè quello di Toni col Catania. Davvero tanta roba, così come i 14 gol in 27 partite nella scorsa stagione, di rientro dopo oltre un anno di stop. E per giunta in una squadra e in un contesto quanto mai triste, in cui segnare è ancora più difficile (chiedere a Gila, Amauri & co. per conferma).
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Jovetic, l’apprendista campione
Sempre determinante, nel bene e nel male (COMMENTA)
Ma alla lunga non è poi così facile giocare, sempre, con tutti gli occhi addosso: quelli dei tifosi, che si aspettano sempre il gol decisivo, quelli della società che si aggrappa a te per ovviare alle carenze offensive contingenti, quelli degli opinionisti pronti a giudicarti e quelli degli addetti ai lavori che decideranno se vali la pena di un esborso da campionissimo e un posto in una big europea. Da un lato ti senti fenomeno, dall'altro capisci di essere sempre sotto esame e allora rischi di entrare nel tunnel ossessivo del "ci penso io". Jovetic ci sta cascando spesso in questo avvio di stagione, facendo un po' una partita per conto suo: viene a prendersi palla anche molto lontano dalla porta, prova a saltare l'uomo e a cercare la conclusione in porta. Un gioco senza vie di mezzo: quando le cose vanno bene Stevan è il migliore in campo, negli altri casi è sempre tra i peggiori. Per certi versi c'è da capirlo, visto che accanto a lui c'è poco (non ce ne vogliano Toni, El Hamdaoui e Ljajic) e il tema della punta che manca è già un tormentone da hit parade. La Jovetic-dipendenza dei viola è un dato di fatto, almeno per ora, ma intestardirsi troppo nell'azione personale non giova a nessuno, JoJo in primis che diventa prevedibile per gli avversari e antipatico agli occhi di qualche compagno, come ha fatto capire Toni nel dopogara di Verona (LEGGI). Non è un caso che le cose migliori fatte domenica scorsa dal montenegrino siano stati gli assist offerti a Pasqual, di tacco nel primo tempo, e Cuadrado, a chiudere il triangolo nella ripresa. La differenza tra il fuoriclasse e il grande giocatore sta proprio nel saper leggere le situazioni e capire il momento: quello di fare tutto da solo e quello di giocare per la squadra. Jovetic ci sta arrivando, statene certi.
SIMONE BARGELLINI
twitter @SimBarg
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