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Coppa Italia, l’istanza della Roma e quella data sospetta…

La Corte Federale ha posticipato il verdetto a giovedì e forse non a caso

Redazione VN

Tutto fissato, tutto chiaro: i Quarti di finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Roma si giocheranno a Firenze. Sono già in vendita i biglietti per la gara programmata il prossimo 16 gennaio (LEGGI QUI) e le sensazioni che filtrano da più parti inducono ad una cauta serenità. Dunque, capitolo chiuso? Non esattamente. Già, perchè è ancora pendente l'istanza presentata dalla Roma alla Corte Federale, che si esprimerà solo giovedì. Una data che sembra tutt'altro che casuale, anche alla luce del fatto che l'appello era stato inizialmente fissato per ieri, lunedì 7 gennaio e poi posticipato appunto al 10. La motivazione ufficiale non è stata comunicata e allora non vorremmo che dietro a questo slittamento ci sia qualcosa...

Ricapitoliamo rapidamente la situazione per renderla comprensibile a tutti. Il nuovo regolamento per la Coppa Italia, entrato in vigore da questa stagione, prevede che in caso di qualificazione di due squadre della stessa città (come appunto Lazio e Roma), il turno in questione non venga disputato in casa da entrambe, anche se meglio qualificate dell'avversario nel precedente campionato (quindi la Roma sulla Fiorentina). A dover effettuare l'inversione di campo sarà dunque la formazione, tra le due concittadine, peggio classificata nel campionato precedente (in questo caso i giallorossi, chiamati dunque a giocare al Franchi). Tutto questo per evitare una contemporaneità anche solo eventuale, cioè nel caso di rinvii già accaduti nel recente passato. E allora ci sembra "sospetto" che il pronunciamento della Corte Federale sia stato posticipato a dopo Lazio-Catania (in programma stasera): non si vorrà mica aspettare il regolare svolgimento della partita per poi chiedere una ri-assegnazione della gara tra Fiorentina e Roma all'Olimpico, in virtù di una scongiurata contemporaneità? Ci auguriamo vivamente di no, basta applicare il regolamento.

SIMONE BARGELLINI e ROBERTO VINCIGUERRA